Migranti Crotone, i racconti dell'orrore: «La gente in stiva soffocava, poi la barca si è spezzata»

Arrestate tre persone. Le accuse: omicidio colposo, naufragio colposo e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina

Migranti, verbali: nella stiva ammassati in più di 150: «Ci facevano salire per respirare»
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Martedì 28 Febbraio 2023, 11:10 - Ultimo aggiornamento: 16 Ottobre, 12:14

Naufragio Crotone - È stato trovato e recuperato il 64° corpo a Steccato di Cutro. Sarà allestita oggi, a partire da mezzogiorno, nel Palasport di Crotone la camera ardente delle vittime del naufragio dell'imbarcazione carica di migranti avvenuto domenica mattina davanti la spiaggia calabrese. I morti accertati sono dunque 64, mentre non si conosce ancora il numero dei dispersi.

Dai verbali emerge che il viaggio è stato da incubo. C'erano talmente tante persone stipate nella stiva della imbarcazione partita dalla Turchia e poi naufragata davanti alle coste di Crotone, almeno 150 migranti, che due scafisti «che gestivano la folla» di migranti «ci facevano salire per respirare per poi farci scendere sotto la barca».

A raccontarlo agli investigatori, come risulta sui verbali del provvedimento di fermo visionato dall'Adnkronos, è uno dei superstiti ascoltato ieri nel Cara di Capo Rizzuto, dove sono ospitati i sopravvissuti al naufragio di domenica mattina.

L'uomo fa anche una descrizione di uno degli scafisti arrestati e tradotti ieri in carcere: «Era un turco che aveva un tatuaggio sullo zigomo destra», «non guidava ma dava ordini agli altri componenti dell'equipaggio.

Lui era sempre seduto». «Poi c'erano due pakistani, uno che era quello che ha gestito lo spostamento da Izmir alla prima barca», dice il superstite sentito dalla Polizia giudiziaria.

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Dinamica: la barca si è spezzata e gli scafisti sono fuggiti

«Circa quattro ore prima dell'urto della barca è sceso nella stiva uno dei due pakistani e ci ha detto che dopo tre ore saremmo arrivati a destinazione. Lui si è ripresentato un'ora prima dello schianto dicendoci di prendere i bagagli e prepararci a scendere che eravamo quasi arrivati. All'improvviso il motore ha iniziato a fare fumo, c'era tanto fumo e puzza di olio bruciato». Inizia così il racconto di uno dei superstiti del naufragio.

Sono tre gli scafisti arrestati. «La gente nella stiva iniziava a soffocare e a salire su - racconta ancora il superstite nei verbali visionati dall'Adnkronos- Ho fatto in tempo ad afferrare mio nipote e a salire in coperta dopo di che la barca si è spezzata e l'acqua ha iniziato a entrare. Quando sono salito senza più riscendere sotto c'erano circa 120 persone tra donne e bambini».

A quel punto, gli investigatori gli chiedono cosa hanno fatto gli scafisti. Ecco la risposta: «Ho visto che il siriano e due turchi hanno gonfiato un gommone e sono scappati. Non ho visto cosa ha fatto il turco con il tatuaggio sullo zigomo perché ho pensato di mettere in salvo mio nipote».

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Buco di sei ore nei soccorsi: cosa è successo?

Un "buco" di circa sei ore, tra le 22.30 di sabato 25 febbraio alle 4.10 del mattino seguente, domenica 26 febbraio, quando una telefonata al 112, partita da un cellulare internazionale, segnala un naufragio a cento metri dalla costa di Steccato di Cutro (Crotone).

Ecco la cronologia esatta del naufragio e dei mancati soccorsi, secondo alcuni dati riservati degli organi di soccorso consultati dall'Adnkronos.

Alle 22.30 Frontex avverte: c'è un barcone

Questo il resoconto degli avvenimenti: sono le 22.30 quando un aereo Frontex, l'Agenzia europea della Guardia di frontiera e costiera, segnala la presenza di un barcone a 40 miglia dalle coste crotonesi e indica le coordinate. Fa anche sapere che a bordo c'è un telefono cellulare turco. Dunque, si tratta di una imbarcazione di migranti. 

Mezzanotte, si muove la Guardia di Finanza: mare forza 5

Poco dopo la mezzanotte partono due mezzi della Guardia d finanza, la V5006 da Crotone e il pattugliatore Barabrese da Taranto. Ma il mare è troppo agitato, forza 5 a tratti forza 6, e le motovedette delle Fiamme gialle rientrano. Le loro imbarcazioni non sono destinate ai salvataggi, ma da "intercettazione", dunque sono sono equipaggiate adeguatamente.

Alle 2 nuovo tentativo della Gdf

Verso le due un nuovo tentativo, anche questo vano. Mentre fino a quel momento le motovedette della Guardia costiera rimangono al porto.

La telefonata alle 4.10

Arriva una telefonata alle 4.10 al 112 e si sentono le voci concitate di richieste di aiuto in inglese dal barcone che stava affondando. I carabinieri del Nucleo operativo e Radiomobile di Crotone, guidati dal tenente Andrea Stallone, raggiungono subito la zona indicata, si gettano in acqua e riescono a salvare cinque migranti. Ma per tanti altri non c'era più niente da fare. Davanti ai loro occhi ci sono corpi ovunque. Anche di un neonato di sei mesi. «L'ho preso in braccio sperando che fosse ancora vivo», dice Tievoli con un filo di voce. Invece il piccolo era già morto. Come la coppia di gemellini. E tante altre vittime innocenti, tra cui un bimbo siriano di sei anni morto per ipotermia mentre il fratello ventenne si è salvato e ora è sotto choc. È una strage.

La barca finisce su una secca, segnalata su tutte le cartine e si spezza in mille pezzi. Un pescatore che era in zona parla di «decine di corpi in mare». Uno dei pescatori del luogo sarebbe stato anche avvisato dalla Guardia costiera per verificare se in zona ci fosse «una barca in avaria». La Procura di Crotone ha acquisito ieri tutta la documentazione trasmessa da Frontex e altre comunicazioni. E ieri sera i Carabinieri hanno trasmesso al procuratore Giuseppe Capoccia tutte le informative per spiegare che la chiamata di allarme è partita proprio dalla barca, mentre ieri il magistrato escludeva che l'allarme fosse partito dall'imbarcazione poi naufragata. Sono ancora tanti i tasselli mancanti di questo puzzle senza fine. Si attende in giornata un comunicato ufficiale della Guardia costiera per spiegare cosa è accaduto nella notte tra sabato e domenica. 

I bambini morti annegati sono una ventina

Al momento sono 64 le vittime accertate, tra cui una ventina di bambini, ma sarebbero decine ancora i dispersi che mancano all'appello. Ma cosa è successo in quell'intervallo di tempo, tra le 22.30 alle 4.10 di domenica? È quanto sta cercando di capire la Procura di Crotone che indaga sul naufragio. Al momento le ipotesi di reato sono tre: omicidio colposo, naufragio colposo e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Cosa accade, dunque, in quel lasso di tempo? I migranti a bordo della "Summer Love", questo il nome della barca, potevano essere salvati?

Intanto da tutta l'Europa stanno giungendo alla Questura di Crotone richieste di informazioni su vittime e superstiti del naufragio. Si tratta di familiari, parenti, amici delle vittime che sanno o ipotizzano che sul barcone ci fosse un loro caro e chiedono notizie per conoscerne le sorti. Una signora afghana che vive in Germania, temendo che un cugino 15enne fosse sull'imbarcazione e non sapendo come fare a contattare le autorità, si è rivolta alla redazione di Berlino dell'ANSA inviando una foto del ragazzo ed una sua descrizione. Segnalazione che è stata girata alle autorità.

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