Settanta migranti sbarcano a Lampedusa dopo essere stati intercettati da Guardia di Finanza e Guardia costiera ed è subito un caso politico. «Saranno espulsi quanto prima», promette il ministro dell'Interno Salvini. Ma M5S lo attacca: «Fa inutile propaganda».
Il barcone con 70 migranti è arrivato indisturbato fino a poche miglia dalle acque territoriali italiane, a sud della Sicilia, dove è stato intercettato da due motovedette che hanno poi trasferito i migranti a Lampedusa. «Stiamo lavorando per rispedirli a casa loro nelle prossime ore» dice Matteo Salvini, che però questa volta non ha potuto invocare i porti chiusi e bloccare la nave.
L’interesse italiano/La linea rossa che non può essere varcata sulla Libia
🔴AGGIORNAMENTO
In Italia si entra rispettando le regole. Siamo già al lavoro affinché i 90 clandestini arrivati oggi a #Lampedusa vengano rispediti a casa loro nelle prossime ore. pic.twitter.com/X0G1KIv0Aa— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 11 aprile 2019
Il barcone è stato agganciato a 23 miglia dalla costa, all'interno della cosiddetta 'zona contigua', un'area che è fuori dalle acque territoriali e che però ricade comunque sotto la competenza e la giurisdizione delle autorità italiane. Ma la novità di quanto accaduto oggi al largo della Sicilia è un'altra: nonostante la centrale operativa della guardia Costiera avesse ricevuto una chiamata dal barcone, non è scattata l'operazione di ricerca e soccorso (Sar), che si sarebbe dovuta concludere con l'approdo dei migranti in un porto sicuro. Perché? Ufficialmente nessuno fornisce una versione ma diverse fonti di sicurezza sottolineano che al termine di una serie di contatti tra la stessa Guardia Costiera, la Gdf e il Viminale si è deciso di procedere con un'attività di «law enforcement».
La presenza dei libici ha però un significato che l'Italia non può sottovalutare: se, come è presumibile, il barcone è partito dalla Tunisia, significa che nel paese sta già confluendo l'avanguardia di chi scappa dalla Libia e che, se la situazione a Tripoli dovesse peggiorare, potrebbe diventare un'ondata di migliaia di persone. Resta invece ancora in alto mare la Alan Kurdi, la nave di Sea Eye che ormai 9 giorni fa ha salvato 63 migranti al largo della Libia e si è vista rifiutare un porto prima dall'Italia e poi da Malta. Nella notte le autorità di La Valletta hanno evacuato un'altra donna, una 23enne incinta che soffriva di crisi epilettiche, ma non hanno consentito al marito di seguirla. Tutti gli altri, invece, restano ancora a bordo visto che l'Europa non ha ancora trovato una soluzione nonostante ci siano alcuni paesi che si sono detti disponibili ad accogliere i migranti. «Gli stati europei devono agire il prima possibile - ribadisce la portavoce della Ong Carlotta Weibl - La situazione delle persone a bordo è difficile». Un appello che arriva anche da Unhcr, Oim e Unicef: «c'è l'assoluta priorità di salvare vite umane in mare e assicurare un luogo di sbarco sicuro e tempestivo».
«Mi aspetto che un membro del governo non dica bugie agli italiani. È tutto da verificare che i naufraghi sbarcati a Lampedusa, come dice Salvini, possano essere espulsi. Non bisogna improvvisare. Chi sbarca va identificato e va poi valutata l'eventuale richiesta d'asilo. Invece di fare propaganda a uso e consumo interno, dobbiamo cogliere l'occasione per riproporre con più forza una soluzione Ue», ha detto il presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera Giuseppe Brescia (M5S). «Anche laddove fossero tunisini bisognerà capire le reali possibilità e soprattutto i tempi di un eventuale rimpatrio», sottolinea Brescia.
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