Messina Denaro, il tumore e le cure in carcere. Malati in rivolta sui social: «Per noi chilometri e attese». Ma trasferirlo era un rischio

Portarlo in ospedale avrebbe fatto scattare il blocco dei reparti e la mobilitazione di decine di agenti

Messina Denaro, il tumore e le cure in carcere. Malati in rivolta sui social: «Per noi chilometri e attese». Ma trasferirlo era un rischio
di Stefano Dascoli
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Giovedì 19 Gennaio 2023, 06:22 - Ultimo aggiornamento: 30 Marzo, 14:06

C'è chi ha voluto scherzarci su: «All'Aquila Ju Boss c'è sempre stato», con riferimento al nome della storica cantina del centro storico, punto di riferimento identitario della città. Molto più seriamente, però, la detenzione di Matteo Messina Denaro nel supercarcere del capoluogo abruzzese ha fatto esplodere una vera e propria indignazione, per ora veicolata soprattutto via social. In particolare protestano i malati di cancro, secondo cui al superboss è stato riservato un trattamento d'eccezione ben lontano dagli standard della sanità pubblica e dalle difficoltà che i pazienti sono costretti a dover affrontare quotidianamente per sostenere le cure e affrontare la malattia. «L'Abruzzo ha ricevuto un bel regalo... Per il boss le cure subito... E le persone che pagano le tasse, mesi e mesi devono attendere per visite e cure...Viva l'Italia» è uno dei commenti più gettonati apparsi ieri sui social al cospetto delle notizie sul maxi piano varato da Asl e forze dell'ordine per garantire le cure in carcere a Messina Denaro.

LE CRITICITÀ

D'altronde, questo è quanto filtra, immaginare di trasferire il boss all'ospedale San Salvatore, dove pure c'è un centro oncologico di ottimo livello, avrebbe comportato l'attivazione di un dispositivo di sicurezza difficile da sostenere, con il blocco dei reparti e la mobilitazione di decine di agenti per trasporto e sorveglianza.

Con tutti i rischi del caso. Anche se restano i dubbi su cosa si farà in ambito diagnostico, per i controlli. Così come va sottolineato che l'oncologo responsabile delle cure, Luciano Mutti, fin dal primo istante successivo all'incontro con il boss, ha voluto sottolineare un aspetto più di ogni altro: «Facciamo quello che si fa per tutti i pazienti, nessuna differenza». A chiudere il ragionamento ci ha pensato il Garante abruzzese dei detenuti, Gianmarco Cifaldi: «La priorità è garantire il diritto alla salute».

 

LE REAZIONI

Aspetti che, però, non sono bastati a placare l'ira social: «Che trattamento gli fanno! Il primario addirittura! Abruzzesi forti e gentili». E ancora in tanti esprimono sconcerto perché, invece, «un onesto cittadino deve aspettare mesi per le visite». C'è chi scende più nei dettagli e fa tristemente notare: «Chemio in tranquillità con un dottore che lo segue, non come i comuni mortali, tampone poi visita e trattamento in ospedale dalle 5 alle 7 ore, poi macchina e si torna a casa sfiniti». «Dalle mie parti una Rsa costa 2000 euro... penso che conviene un carcere di massima sicurezza» scrivono ancora su Facebook dove c'è anche chi taglia corto: «Gli stanno dando troppa visibilità».
 

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