Colpita da infarto sul treno, parla il medico romano che l'ha salvata: «Ho fatto solo il mio dovere»

Colpita da infarto sul treno, parla il medico romano che l'ha salvata: «Ho fatto solo il mio dovere»
di Pier Paolo Filippi
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Giovedì 29 Agosto 2019, 08:38 - Ultimo aggiornamento: 30 Agosto, 14:09

LA STORIA
Ha lavorato senza sosta per quaranta minuti fino allo stremo delle forze, dentro un treno affollato di turisti pigiati come sardine. Ma alla fine il suo sforzo è stato ricompensato dal dono più prezioso, la salvezza di una vita umana. Carlo Santucci, 33 anni, è un giovane medico romano che martedì pomeriggio si trovava in Austria, sul treno per Dobbiaco, di ritorno dal famoso percorso ciclabile dalla Drava da San Candido (Bolzano) a Lienz. Sullo stesso convoglio, in uno dei primi vagoni, si trovava una 40enne toscana. All'improvviso, poco dopo la partenza, la donna accusa un malore, perde conoscenza e va in arresto cardiaco.

Donna ha malore a Cortina, medico romano le pratica 40 minuti il massaggio cardiaco e la salva

PANICO NEL TRENO
Nel treno è il caos: gente che urla, donne e bambini che piangono vedendo la donna stesa in terra senza apparenti segni di vita. Un uomo comincia a correre a perdifiato dal primo all'ultimo vagone in cerca di aiuto, facendosi largo tra i passeggeri.
«Ero nell'ultimo vagone insieme ai miei compagni di biciclettata - racconta il medico, uno dei tanti precari della sanità - il treno a un certo punto si è fermato e ho sentito un uomo gridare a squarciagola C'è un dottore? Serve un dottore, vi prego. Mi sono qualificato e l'ho seguito mentre la folla in piedi nei vagoni si apriva come le acque del Mar Rosso per farci passare. Quando sono arrivato da lei ho visto che le condizioni erano disperate, il cuore era fermo. Ho chiesto al marito se la moglie soffrisse di qualche problema particolare e ho subito cominciato a praticarle le manovre di primo soccorso perché nel treno non c'era né un defibrillatore né dell'adrenalina. Sono andato avanti per 40 minuti facendole trenta compressioni toraciche e due insufflazioni, fino all'esaurimento delle forze come prescrivono i protocolli». Quando arriva l'ambulanza, la donna è rianimata, l'elettrocardiogramma è quasi regolare, ma viene chiamato l'elisoccorso per un trasporto più rapido in ospedale. I medici dell'eliambulanza austriaca, prima di partire con la donna rianimata, abbracciano il collega italiano: «Se non ci fosse stato lei, sarebbe morta».
 



L'APPLAUSO
Al rientro sul treno, nei confronti del giovane medico, che lavora a Roma in una clinica oculistica, scatta un applauso liberatorio e di gratitudine. «Ma io ho fatto solo il mio dovere, e quando ho visto la piccola figlia della coppia mi sono fatto ancora più forza», continua Santucci. La donna adesso si trova in terapia intensiva in un ospedale austriaco. Insieme al marito e alla figlia di 6 anni, aveva percorso anche lei, come il medico che l'ha salvata, la ciclabile che va da San Candido a Lienz. La 40enne aveva cominciato a sentirsi poco bene mentre era ancora in bicicletta, in prossimità della cittadina austriaca. «Ha iniziato a sentire dolore alla bocca dello stomaco e a sudare - ha raccontato il marito al medico soccorritore - Però poi si è sentita meglio e abbiamo pensato a una semplice congestione».
Un trombo ha rischiato di provocare alla turista un embolo al cervello. «Ieri mi ha chiamato il marito, mi ha aggiornato sulle condizioni della moglie - prosegue Santucci - Mi ha ringraziato in tutti i modi, vuole sdebitarsi. Gli ho detto che l'unica cosa che voglio è una foto di famiglia quando si sarà ripresa e tornerà a sorridere accanto alla figlia». Senza l'intervento del medico romano, quella donna non ce l'avrebbe fatta. «Ma non dobbiamo essere per forza medici, infermieri o operatori del 118 - conclude Santucci - Bastano due giorni e un aggiornamento annuale per riuscire almeno ad avere delle nozioni di base che permettano di soccorrere una persona in difficoltà nell'attesa di un intervento specializzato. Lancio un appello affinché tutti si iscrivano a questi corsi che possono salvare tante persone».
 

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