Mauro Pamiro, 44 anni, professore di informatica molto amato dai suoi studenti e appassionato di musica, è stato trovato morto in un cantiere a giugno del 2020. È precipitato dal tetto di un edificio in costruzione a Crema, a poche centinaia di metri da casa. Suicidio, è stata la conclusione della Procura di Cremona. Possibile omicidio, riapre ora il caso il gip Giulia Masci, che respinge la richiesta di archiviazione, chiede di chiarire le numerose incongruenze e soprattutto di approfondire il ruolo della moglie Debora Stella, indagata per omicidio finora come «atto dovuto».
LA CONFESSIONE
I rapporti nella coppia erano tormentati, ma il papà Franco Pamiro non ha mai pensato neppure per un attimo che il figlio fosse così disperato da togliersi la vita.
«Aveva tanti progetti, con un amico stava preparando l'uscita di un nuovo cd», racconta.
Mauro Pamiro, il prof e musicista trovato morto: l'ipotesi setta satanica. Giallo a Crema
Tre giorni prima che Pamiro venisse trovato senza vita dai muratori, l'amico Marco riceve un suo messaggio: «Ho capito cosa devo fare, spero. Ci vediamo nell'altro mondo. Che amore assurdo». Per il pm di Cremona era la dichiarazione di addio del professore prima di farla finita. «Ma quella frase è stata spedita dal telefono della moglie e l'ha scritta lei, mi ha spiegato che è una canzone di Morgan», smentisce l'amico. Nuove verifiche vengono chieste anche sulla ricostruzione della caduta. «Intanto, ci sembra molto difficile che il professore, affetto da una forma di distrofia muscolare, si sia potuto arrampicare così agevolmente - riflette l'avvocato Tizzoni -. Inoltre c'è un'incompatibilità dell'ipotesi del suicidio con la tegola ritrovata accanto a Pamiro, che aveva un foro nel centro della testa». La tegola non sarebbe stata posizionata verticalmente per effetto della caduta del corpo, «dunque doveva conseguentemente essere stata impugnata da un'altra persona». Per questo, come sollecita la difesa, sarebbero utili «nuovi prelievi per verificare la presenza di estranei che abbiano potuto maneggiare la tegola per colpirlo». Il giudice accoglie la richiesta e chiede «accertamenti tecnici volti a escludere eventuali tracce biologiche di terzi», dato che l'esame del dna non è mai stato effettuato. Mentre la casa e l'auto di Debora saranno analizzate con il luminol.
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