Mauro Pamiro, il papà: «Mio figlio non si è ucciso. Aveva la distrofia, come poteva salire da solo sul ponteggio?»

Mauro Pamiro, il papà: «Mio figlio non si è ucciso. Aveva la distrofia, come poteva salire da solo sul ponteggio?»
di Claudia Guasco
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Venerdì 30 Luglio 2021, 08:21

Tre giorni prima che Mauro Pamiro, 44 anni, insegnante di informatica e appassionato di musica, venisse trovato morto dai muratori in un cantiere vicino alla villa di Crema in cui abitava con la moglie Debora Stella, l'amico Marco riceve un suo messaggio: «Ho capito cosa devo fare, spero. Ci vediamo nell'altro mondo. Che amore assurdo». Per il pm di Cremona è la dichiarazione di addio del professore prima di farla finita. «Ma quella frase è stata spedita dal telefono della moglie e l'ha scritta lei, mi ha spiegato che è una canzone di Morgan», afferma l'amico.

Dal 21 luglio il gip di Cremona Giulia Maggi è in camera di consiglio, la Procura ha chiesto l'archiviazione del caso come suicidio ma la famiglia del musicista morto il 29 giugno di un anno fa si oppone con determinazione. Troppi elementi non tornano in questo inquieto legame tra Mauro e Debora, così descritto da lui in uno degli ultimi brani composti: «Il tuo principe ti prenderà per mano e vivremo la nostra favola di amore, dipendenze, dominio e dolore». È finita malissimo, con Debora che subito confessa l'omicidio: «L'ho ucciso per difendermi con una legnata in testa dopo che lui se n'è andato sbattendo la porta e dicendomi che non l'avrei più rivisto. Ho chiamato due amici per pulire il sangue». Poi, dopo due settimane di ricovero in reparto psichiatrico, Debora ritratta tutto. «Chiedo che si indaghi ancora e che si arrivi alla verità sulla morte di mio figlio, qualunque essa sia. Chi ha visto qualcosa si faccia avanti», è l'appello del padre, Franco Pamiro.

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Per il pm Mauro si è gettato dal tetto dopo aver preso la rincorsa, come attesterebbe l'autopsia.
«Mio figlio si sarebbe arrampicato sui ponteggi, di notte e a piedi nudi visto che i suoi sandali non sono mai stati trovati. Ma era affetto da distrofia muscolare, con invalidità al 35%.

Non ha mai dato prova di essere un atleta, non l'ho mai visto correre figuriamoci arrampicarsi. Arrivato in cima, dicono i magistrati, avrebbe preso la rincorsa e saltato una rete di protezione alta 70 centimetri, gesto impossibile per lui che però spiegherebbe il fatto che il suo corpo è stato rinvenuto distante dal ponteggio. Altra incongruenza: le lesioni sono solo sulla parte anteriore del corpo e lui giaceva supino. Per terra c'è un frammento di tegola insanguinata la cui posizione non combacia con la caduta del corpo e il buco sulla fronte, la lesione al cranio non viene nemmeno presa in considerazione nonostante la moglie abbia detto di avergli dato una bastonata».

Anche ciò che è stato trovato a casa, secondo voi, smentirebbe il suicidio.
«C'è un manoscritto, attribuito a Debora, con tre date: quella del loro incontro, del matrimonio e quella che forse lei ritiene la fine della loro relazione, che è sette giorni prima della scomparsa di mio figlio. Inoltre è spuntato un altro foglio, con macchie scure che sembrano bruciature: Vogliono farmi dire che lui mi ha picchiata, stuprata, che io l'ho colpito, ucciso, dimenticato ma quello che so è che è ancora da qualche parte ad aspettare che reciti un mantra per lui. Questa frase è importante, perché è stata scritta da Debora prima che fosse trovato il corpo di Mauro».

Suo figlio era angosciato, preoccupato?
«Macché. Aveva tanti progetti, l'idea che si potesse togliere la vita è assurda. Mauro e un collega musicista stavano preparando l'uscita di un nuovo cd, avevano già preso contatto con i tecnici per girare il video a luglio. L'ultima lezione dell'anno scolastico si era tenuta in presenza, lui ha illustrato agli allievi il programma dell'anno successivo. Aveva tanti progetti, voleva vivere. Ci sono tre persone che incrociano mio figlio la sera che scompare, sono state riprese dalle telecamere. Ecco, io chiedo che si facciano avanti, ci dicano almeno se Mauro era scalzo o indossava i sandali. E c'è un altro video, che ci inquieta. Inquadra un uomo e una donna fermi davanti al cantiere, che gesticolano e sembrano indicare il tetto dell'edificio. Non sono stati identificati, se non c'entrano nulla con questa storia lo dicano».

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