Matrimonio, l'avvocato Gian Ettore Gassani: «Non è più una rendita, ora introduciamo i patti pre-nuziali»

Risponde il presidente dell'AMI, l'associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani

Matrimonio, l'avvocato Gian Ettore Gassani: «Non è più una rendita, ora introduciamo i patti pre-nuziali»
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Domenica 5 Febbraio 2023, 07:30

Gian Ettore Gassani, presidente dell'AMI, l'associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani, non ha dubbi: «Il matrimonio non deve più essere visto come una sistemazione economica, come succedeva tempo fa». Da anni le cose sono cambiate: chi richiede l'assegno di mantenimento deve dimostrare di averne diritto e, soprattutto, deve rispettare i doveri postconiugali, che impongono di rendersi indipendenti rispetto all'ex coniuge, per raggiungere una progressiva riduzione - o addirittura la revoca - dei pagamenti. «La Cassazione cerca di alzare l'asticella della moralità degli italiani», spiega il legale.

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Avvocato, si tratta di una sentenza innovativa?

«È una sentenza importante, anche se richiama un principio già consolidato.

La Cassazione ha deciso di dare importanza alla dignità della persona che chiede l'assegno. Su questa tematica una sentenza fondamentale, che risale al 2017, è la Grilli-Lowenstein. È stata una decisione spartiacque, che ha cambiato i criteri che regolano l'assegno di divorzio, modificando in modo radicale l'orientamento giuridico che era stato in vigore per più di 30 anni. I giudici hanno deciso che il mantenimento all'ex coniuge non dovesse essere più collegato al tenore di vita matrimoniale».

Cosa è cambiato?

«L'Italia era l'unico paese a riconoscere l'assegno di divorzio a prescindere, era diventata una rendita fissa, più che un diritto. Invece, ora chi riceve il mantenimento deve dimostrare di meritarlo. Sono stati creati dei paletti. Nel momento in cui ricevi un assegno di divorzio devi fare di tutto perché si riduca progressivamente, oppure venga revocato. Quindi è necessario cercare di trovare un lavoro. Se ti spettano 40mila euro all'anno come assegno e trovi un lavoro che rende 20mila euro all'anno, l'assegno si ridurrà, ma dovrà venire comunque corrisposto per raggiungere la cifra stabilita in sede di divorzio. Chi riceve il mantenimento, però, deve attivarsi per trovare un lavoro e per rendersi indipendente. Ovviamente stiamo parlando di coppie relativamente giovani, non di persone che divorziano in età pensionabile».

Come deve comportarsi quindi chi richiede l'assegno di mantenimento?

«Deve dimostrare di avere fatto concorsi, di avere attivamente cercato un'occupazione che dia indipendenza. Non è più possibile considerare l'assegno come una pensione a vita. E si tratta di un discorso che non vale solo per le donne: ci sono molti uomini che percepiscono l'assegno di divorzio. Questo discorso si applica anche alle unioni civili, per le quali vale la legge sul divorzio. La Cassazione cerca di alzare l'asticella della moralità degli italiani. Il matrimonio non deve più essere visto come una sistemazione economica, come succedeva anni fa».

Si può però rifiutare un'occupazione che non sia il linea con la propria formazione?

«Non è che debba venire accettato qualsiasi tipo di lavoro. Ovviamente, l'impiego deve essere compatibile con la formazione e gli eventuali titoli di studio».

Quando conta il patrimonio dell'ex coniuge?

«È irrilevante la ricchezza dell'ex coniuge. Quello che viene tenuto in considerazione nel calcolo di un assegno di divorzio è se il richiedente sia in grado di badare a se stesso. Prima andavamo in tribunale portando fatture e scontrini, per dimostrare i guadagni dell'ex marito o della ex moglie, mentre oggi è chi richiede l'assegno a dover dimostrare di non essere in grado di lavorare, oppure di avere cercato un impiego, ma di non averlo trovato».

Cosa prevedono i doveri post coniugali?

«Prevedono di doversi rendere autonomi rispetto all'ex coniuge. Non si può essere mantenuti da un perfetto estraneo».

Pensa che il diritto di famiglia funzioni?

«C'è una stortura tutta italiana. Nel nostro paese non ci sono i patti prematrimoniali, che invece sarebbero utilissimi. Siamo l'unico paese del mondo occidentale che non li riconosce. Una coppia avrebbe tutto il diritto di regolamentare in anticipo una eventuale fine del matrimonio, invece in Italia dipende tutto dal giudice chiamato a decidere. Ci sono stati diversi disegni di legge che non sono passati. Siamo il Medioevo del diritto di famiglia. Il matrimonio è un contratto e utilizzare i patti prematrimoniali risolverebbe molte questioni: decongestionerebbe i tribunali e darebbe alle persone la possibilità di decidere della propria vita, evitando molte tensioni».

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