Impiegate del Comune si sposano tra di loro, demansionate e costrette a dimettersi: il sindaco condannato per discriminazione

Una era capo dell'ufficio tecnico del comune e l'altra capo della Polizia Locale, entrambe hanno dovuto lasciare i propri ruoli dopo essersi sposate nel 2020

Impiegate pubbliche sostituite dopo l'unione civile: sindaco condannato, per il giudice «È discriminazione»
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Martedì 6 Dicembre 2022, 12:22 - Ultimo aggiornamento: 12:25

Federica Lombardo era capo dell'ufficio tecnico del comune di Calcinato (Brescia), Luisa Zampiceni invece era comandante della Polizia Locale. Ma dopo il matrimonio celebrato con unione civile nel 2020 Lombardo era stata demansionata, e Zampiceni costretta a dimettersi. Per i fatti la Corte d'appello di Brescia ha ribaltato la sentenza di primo grado e ha condannato il Sindaco Nicoletta Maestri, il suo vice Mirco Cinquetti e l'assessore alla Polizia Locale Stefano Vergano per «il carattere discriminatorio della loro condotta dopo l'unione civile di due dipendenti».

 

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Demansionate e costrette a dimettersi 

Federica Lombardo e Luisa Zampiceni sono state sostituite nelle proprie mansioni lavorative dopo che si erano sposate con un'unione civile nel 2020. A Federica Lombardo nel gennaio del 2021 viene tolto il ruolo di responsabile dell'ufficio tecnico che ricopriva dal 2011. Al suo posto una collega neoassunta. «Una rotazione mai fatta prima e, neppure dopo, con un atteggiamento discriminante - scrivono i giudici in sentenza - che non viene fatta subito nel 2020 per non creare sospetti».

Nello stesso periodo «il Comune inizia un atteggiamento discriminatorio anche nei confronti del suo ormai ex comandante della Polizia Locale Zampiceni, «modificando ad hoc la convenzione stipulata dai comuni di Calcinato, Lonato e Bedizzole che sono in convenzione di servizio costringendola di fatto a dimettersi» come si legge nella sentenza.

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