Massimo Tarantino: «Ho fermato il killer con un calcio. Sentivo urlare, era un vero inferno»

L’ex di Inter, Napoli e Bologna: non sono un eroe, ma ero lì in quel momento e dovevo intervenire

Massimo Tarantino: «Ho fermato il killer con un calcio. Sentivo urlare, era un vero inferno»
di Gennaro Arpaia
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Sabato 29 Ottobre 2022, 00:11 - Ultimo aggiornamento: 10:46

Protagonista per caso di un evento che ha scosso l’Italia intera. Massimo Tarantino non poteva immaginare che quel normale pomeriggio di metà settimana, al supermercato solo per una spesa di famiglia, si sarebbe trasformato poi in un caso di cronaca che ha fatto registrare cinque feriti e un morto. Coinvolgendo anche un calciatore di Serie A come Pablo Marì, difensore del Monza. Tarantino il calcio lo conosce bene: ha indossato, in carriera, le maglie di squadre importanti come Inter e Bologna. Ha vestito anche l’azzurro del Napoli, sfiorando Maradona - insieme solo per pochi mesi in squadra - e anche lo scudetto della stagione 1989/90, quando parte agli ordini di Alberto Bigon e poi a metà stagione va a Monza, in prestito, prima del ritorno in azzurro. Poi ha smesso i pantaloncini da gioco e ha indossato quelli da dirigente sportivo negli ultimi anni, lavorando in giro per l’Italia: a Bologna è nel settore giovanile, così come gli capita anche a Roma, prima di far parte dell’organico dirigenziale della Spal nelle ultime stagioni da dirigente. «È successo tutto velocemente. Non sono un eroe» ripete a chi gli chiede di ricordare e raccontare i fatti, quei minuti di panico che nel Centro Commerciale di Assago hanno portato via una vita - quella del cassiere del supermercato Luis Fernando Ruggieri, 46 anni - e spaventato un’intera comunità. 

Massimo Tarantino, chi è l'ex calciatore che ha disarmato il killer di Assago. «Urlava e basta»

Come ha vissuto le ultime ore?

«Sono state ore infernali, prima per quanto successo e poi per quello che c’è stato dopo». 

Si è ritrovato protagonista per caso.

«Ero al supermercato per fare la spesa, come capita a tutti.

Mentre ero tra i corridoi sento le prime urla».

Ha capito subito cosa stesse accadendo? 

«No, all’inizio abbiamo sentito solo urla in lontananza. Non ho assistito a tutta la scena». 

Però è stato protagonista della fine di quella paura. 

«Non sono un eroe, mi sono ritrovato lì. Abbiamo prima sentito e poi visto l’agitazione, poi c’è stata l’ultima aggressione. È ancora tutto confuso, ma alla fine siamo riusciti a bloccare l’aggressore e soprattutto a disarmarlo. Con me c’era anche la security della struttura, intervenuta sul posto». 

Tra i feriti dell’incidente c’è anche Pablo Marì del Monza: se l’è cavata con un grosso spavento e una ferita che non gli costerà la vita. 

«Ma non sono riuscito a vedere il suo incidente. L’aggressore ha cominciato da un corridoio parallelo a quello dove mi trovavo per poi spostarsi in maniera confusa. Quando mi è spuntato davanti ha ferito velocemente una delle commesse del supermercato che si trovava lì solo per fare il suo lavoro».

 

Cosa è successo subito dopo le aggressioni? 

«Una volta bloccato e disarmato l’uomo abbiamo dovuto aspettare le forze dell’ordine e raccontare più volte quanto successo. Ho seguito gli agenti in caserma una volta lasciato il supermercato, siamo rimasti tutti lì fino all’una di notte mentre i feriti venivano soccorsi dalle ambulanze e trasportati al pronto soccorso». 

Ha spento il telefono nelle ultime ore? 

«Vorrei farlo, ma non posso. Ho ricevuto tante chiamate, dalla stampa o di sostegno. Ma soprattutto aspetto nel caso in cui arrivasse una chiamata dalla Questura per dare ancora una mano».

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