Marta Novello, notifica sbagliata: così il baby aggressore che l'ha accoltellata è libero ed è fuggito a Londra

La ragazza ferita con 23 colpi: "Ora ho paura". E la ministra Cartabia manda gli ispettori

Marta Novello, notifica sbagliata: così il baby aggressore che l'ha accoltellata è libero ed è fuggito a Londra
di Cristiana Mangani
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Venerdì 5 Agosto 2022, 06:29 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 00:41

Aveva confessato al magistrato di aver scelto la sua vittima «a caso». Marta Novello, 26 anni, era stata ridotta in fin di vita mentre faceva jogging in un viottolo di campagna, a marzo dello scorso anno. Un quindicenne l'aveva colpita con 23 coltellate, perché cercava qualcuno da rapinare «per comprarsi il fumo». Ora, quel ragazzino violento e senza scrupoli, è tornato in libertà, e ha anche lasciato l'Italia per raggiungere la madre che si trova a Londra. Dietro questa fuga, che giuridicamente non può definirsi fuga, c'è in realtà l'ennesimo pasticcio giudiziario.
L'agguato si consuma il 22 marzo del 2021 alla periferia di Mogliano Veneto, in provincia di Treviso. Marta, studentessa universitaria, sta correndo per i viottoli quando viene ferita gravemente con una serie di coltellate. Si salva, ma è un miracolo: riporta danni gravissimi agli organi interni e solo grazie a diverse operazioni riesce a sopravvivere.

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L'aggressore viene arrestato e condannato per tentato omicidio a sei anni e otto mesi di carcere dal Tribunale per i minorenni di Venezia, poi scesi a cinque anni in Appello. Una riduzione della pena che alla vittima e ai suoi familiari suona come una beffa. Ma è nulla rispetto a quanto accadrà dopo: qualche giorno fa il quindicenne è stato scarcerato e, appena tornato libero, è salito su un aereo e ha lasciato l'Italia. «Da quel che sappiamo si troverebbe a Londra con la madre che lavora come cuoca in Inghilterra», spiega l'avvocato Alberto Barbaro, che in tutto questo tempo si è battuto al fianco di Marta per ottenere giustizia.
LA VITTIMA
Sapere che il suo aggressore è già libero per un errore giudiziario, è stato come ricevere un'altra coltellata per Marta. «Sono avvilita e destabilizzata - si sfoga -. Ho saputo casualmente della sua scarcerazione e del rientro a casa. Ho avuto paura di trovarmelo di fronte, proprio adesso che sto cercando di tornare a una vita normale. Noi vittime non siamo tutelate abbastanza - aggiunge indignata -. Errori burocratici o di disattenzione di questo tipo sono inammissibili».
L'ennesima ferita per la vittima è avvenuta per un probabile errore burocratico-amministrativo.

Un iter controverso sul quale la ministra della Giustizia, Marta Cartabia ha chiesto attraverso l'Ispettorato, di approfondire la vicenda e svolgere «i necessari accertamenti preliminari, formulando all'esito valutazioni e proposte». Il quindicenne era stato sottoposto a perizia psichiatrica ed era risultato capace di intendere e di volere. Il 21 luglio scorso, però, in attesa del terzo grado di giudizio, è stato scarcerato per scadenza dei termini per la custodia cautelare in prigione.

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TEMPI LENTI
Il difensore nei mesi scorsi aveva presentato ricorso in Cassazione nella speranza di ottenere un ulteriore sconto di pena. Ma, mentre la giustizia seguiva il suo tortuoso iter, in assenza di condanna definitiva, le porte del carcere si sono aperte. E anche se il pubblico ministero ha chiesto (e ottenuto) che il giudice ne disponesse il suo immediato trasferimento in comunità, la notifica dell'atto non è arrivata in tempo. L'aggressore di Marta è tornato libero. Il provvedimento infatti è stato emesso il 19 luglio, ma è stato indicato il 20 settembre come data ultima per la comunicazione al diretto interessato. E non 20 luglio, come avrebbe dovuto essere. Nel frattempo lui si è allontanato dall'Italia. Il suo legale, Matteo Scussat, fa capire che c'erano tutti gli strumenti per rendere immediatamente efficace il dispositivo appena il 15enne è uscito di prigione. Tanto più che lo stesso difensore da oltre un anno chiedeva di sapere in quale comunità l'adolescente sarebbe stato collocato.
Una vicenda che riapre la ferita dei familiari di Marta e lascia sconcertato il legale, Alberto Barbaro. «A pesare è soprattutto la frustrazione per quella che viene vissuta come l'ennesima ingiustizia - sottolinea -. Lo Stato - si chiede - riuscirà a riportare in Italia l'aggressore affinché sconti quella pena definitiva che dovrebbe avere lo scopo di recuperarlo?».
 

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