Marmolada crollo, i soccorritori: «Cadaveri irriconoscibili, corpi straziati»

Il titolare del rifugio: "Tragedia annunciata, da giorni scorrono veri e propri torrenti d'acqua. La Marmolada andava chiusa"

Marmolada crollo, i soccorritori: «Cadaveri irriconoscibili, corpi straziati»
di Flaminia Savelli
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Lunedì 4 Luglio 2022, 06:31 - Ultimo aggiornamento: 23:12

Sembrava una bomba. Poi una pioggia di ghiaccio e sassi che ha travolto per due chilometri tutto e non ha lasciato scampo alle 3 cordate di escursionisti che stavano salendo la Marmolada, lungo l'itinerario Punta Rocca. Il bilancio è pesantissimo - sei morti, 14 feriti e almeno 16 dispersi - e decine di testimoni che impotenti hanno assistito alla tragedia. Il seracco si è staccato proprio in prossimità del rifugio Capanna Punta Penìa: «È il giorno più brutto della mia vita. Siamo di fronte a una tragedia annunciata. È da giorni che sotto il ghiacciaio sento scorre dei veri e propri torrenti d'acqua: la Marmolada andava chiusa. Le alte temperature di queste settimane ne hanno seriamente compromesso l'accesso. E oggi ne abbiamo avuto la prova: un dramma accaduto peraltro di domenica alle 14, nel giorno-orario di punta assoluto. Basta, me ne voglio andare» commenta il titolare Carlo Budel, sconvolto e atterrito per quanto appena accaduto.
Uno sfogo ininterrotto perché Budel ieri mattina nel suo rifugio ha accolto la maggior parte delle vittime. «Alcune le conoscevo. Una era mio amico, una guida alpina di Padova. Sono sconvolto. Mollo tutto».

Ma ligio al dovere fino all'ultimo, nonostante l'evacuazione di tutti coloro che fossero presenti in zona, è rimasto.

Mentre i primi corpi sono stati recuperati nel primo pomeriggio e trasportati allo stadio del ghiaccio di Canazei per il riconoscimento: «Sarà molto difficile risalire alla loro identità, è stata una carneficina. I corpi martoriati dal ghiaccio e dai detriti sono irriconoscibili» spiega Michele Carpuso, tenente colonnello del Reparto Operativo dei carabinieri di Trento. Con le operazioni di recupero che riprenderanno questa mattina all'alba, se il tempo lo consentirà: «Molti erano senza documenti e poi dovremo procedere con il riconoscimento da parte delle famiglie. Inoltre, non siamo ancora in grado di accertare il numero dei dispersi - dice ancora il tenente colonnello Carpuso - la situazione è drammatica».

Marmolada, i testimoni del crollo: «Un'onda nera velocissima, siamo salvi per miracolo»


I SOCCORRITORI
C'è paura e angoscia negli occhi di chi ricorda quei drammatici istanti in cui i pezzi di ghiaccio sono scivolati giù dalla cima della regina delle Dolomiti. Gli uomini del Soccorso alpino dell'Alta Val di Fassa sono i primi arrivati in cima alla montagna: «Ci siamo trovati davanti ad uno scenario pazzesco - raccontano - blocchi di ghiaccio, sassi e quei corpi martoriati». Per oltre tre ore i soccorritori hanno scavato tra i sassi e i detriti cercando i dispersi: «Una scena terrificante» dice sconvolto un altro soccorritore appena arriva lo stop alle operazioni perché dalla montagna pezzi di ghiaccio continuano a scivolare verso valle perché il sistema è instabile: «Ho visto enormi massi, pietre e questi corpi senza vita».

 


I TESTIMONI
E poi ci sono i racconti carichi di angoscia di chi ha vissuto a distanza ravvicinata la tragedia. La prima sopravvissuta alla valanga di ghiaccio e sassi, è una giovane escursionista, Anna: «Ho sentito un violento rumore, come una pioggia fortissima- racconta confusa pochi istanti dopo la valanga- Mi sono voltata e ho visto le persone davanti a me che venivano travolte. Erano almeno in sette, hanno iniziato a correre e a scappare. Ma è stata velocissimo, è venuto tutto giù come un'onda scura. Allora mi sono chinata cercando di coprirmi». E tanti erano i turisti al Capanna Punta Penìa: «Abbiamo sentito un rumore fortissimo, come il boato di un jet. Ci siamo voltati e abbiamo visto sei o sette persone che hanno cominciato a correre per scappare però è venuta giù un'onda nera velocissima che ha coperto tutto - dice sconvolto un altro escursionista - C'erano delle guide alpine che ci hanno calmato e hanno chiamato i soccorritori, ci hanno detto cosa fare».
La montagna è stata evacuata nel tardo pomeriggio. Solo un presidio dei vigili del Fuoco è rimasto in cima con le operazioni di recupero che riprenderanno oggi, all'alba: «Ma solo se il clima lo consentirà e se la montagna sarà stabile» ribadiscono i soccorritori.

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