Marmolada, cosa è successo? La frana è scesa a 300 km/h, un pezzo di ghiacciaio è ancora attaccato

I tecnici del Soccorso Alpino Trentino hanno mappato tutta l'area in cui si è verificata la frana per cercare di ricostruirne la dinamica

Marmolada, cosa è successo? La frana è scesa a 300 km/h, un pezzo di ghiacciaio è ancora attaccato
3 Minuti di Lettura
Lunedì 4 Luglio 2022, 10:45 - Ultimo aggiornamento: 17:04

Mentre sulla Marmolada continuano le ricerche dei dispersi, emergono le prime ricostruzioni sulla dinamica del crollo del seracco avvenuto ieri pomeriggio. Una massa di materiale staccatosi dal ghiacciaio è venuta giù ad una velocità di 300 chilometri orari. I tecnici del Soccorso Alpino Trentino hanno mappato tutta l'area in cui si è verificata la frana ed è emerso che una parte consistente del ghiacciaio è ancora attaccata alla montagna: si tratta di un fronte di ghiaccio di 200 metri con un'altezza di 60 metri ed una profondità di 80 metri.

 

Marmolada, cosa è successo?

«Se si volesse fare un termine di paragone - scrive su Facebook il presidente della provincia di Trento, Maurizio Fugatti - si tratta dell'equivalente di due campi di calcio colmi di ghiaccio.

Il tutto esposto a 45 gradi di pendenza». Il materiale che si è staccato è invece esteso su un fronte di due chilometri sulla via normale ad un'altezza di circa 2.800 metri: ciò vuol dire che la massa di materiale staccatosi ha percorso almeno 500 metri con una velocità stimata dai tecnici pari a 300 km l'ora.

 

Un distacco imponente e spaventoso, proprio sotto Punta Rocca e la via normale per raggiungere la vetta al confine tra Trentino e Veneto. La Marmolada, montagna della Grande guerra scavata dalle trincee dei soldati, è una delle mete più amate dagli alpinisti. E ieri nel primo pomeriggio, con una temperatura oltre i dieci gradi, erano numerose le cordate in salita e in discesa dirette a Punta Penia e Punta Rocca, le due cime più celebri. «Quando ci hanno chiamato, all’una e mezzo, ci hanno detto: “È venuta giù la cima della Marmolada”», racconta Luigi Felicetti, tecnico del Soccorso alpino dell’alta Val di Fassa intervenuto per soccorrere gli scalatori. «Saliti a 2.500 metri ci siamo trovati davanti a uno scenario pazzesco, c’erano blocchi di ghiaccio e roccia grandi come automobili dappertutto, abbiamo cominciato a cercare e abbiamo estratto le prime vittime».

© RIPRODUZIONE RISERVATA