Draghi e il ricordo dei bergamaschi morti per Covid: dal prete al sindaco e ai medici, le storie

Draghi e il ricordo dei bergamaschi morti per Covid: dal prete al sindaco e ai medici, le storie
di Francesco Malfetano
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Giovedì 18 Marzo 2021, 17:07 - Ultimo aggiornamento: 17:47

«Questo luogo è un simbolo del dolore di un'intera nazione. È anche il luogo di un impegno solenne che oggi prendiamo. Siamo qui per promettere ai nostri anziani che non accadrà più che le persone fragili non vengano adeguatamente assistite e protette». Così stamattina il premier Mario Draghi, a Bergamo  (nel corso di quella che è stata la prima celebrazione della Giornata nazionale in memoria di tutte le vittime dell'epidemia da coronavirus voluta dal presidente Sergio Mattarella) ha ricordato gli oltre 100mila italiani che hanno perso la vita per il Covid-19. E lo ha fatto dalla città che il 18 marzo dello scorso anno divenne tristemente simbolo della prima ondata. Impossibile dimenticare l'immagine dei camion militari che portavano le bare fuori da Bergamo.

LE STORIE 


E proprio alcuni di loro sono stati presi come esempio da Draghi che, dal podio allestino al cimitero monumentale della città, accanto alla stele su cui è incisa la poesia di Ernesto Olivero («Tu ci sei / amico di ogni amico che muore / a Bergamo / in Lombardia / in ogni parte del nostro tormentato paese») ne ha indicati alcuni per tutti, come simbolo della «resistenza civile» e della rete di supporto nata spontanemante in quelle settimane difficilissime. «Ricordare - ha sottolineato il premier - ci aiuta a fare buone scelte per la tutela della salute pubblica e per la salvaguardia del lavoro dei cittadini». Tra questi Don Fausto Resmini, morto per Covid a 67 anni nell'ospedale di Como, il 23 marzo del 2020. Prete degli ultimi, ha speso la sua vita accanto a carcerati, giovani fragili e donne vittime della tratta. A lui è infatti già stato intitolato a maggio scorso il carcere di Bergamo di cui era il cappellano. 

Ma anche Piero Busi, sindaco più longevo d'Italia che per 59 anni ha indossato la fascia di primo cittadino di Valtorta, paese di 250 anime a una manciata di chilometri da Bergamo. Busi è morto il 27 marzo 2020 a 87 anni, tra le mura della casa di riposo che con anni di impegno civico aveva contribuito a creare. Con loro anche Giorgio Valoti di Cene, 70 anni, morto il 13 marzo scorso durante il suo quarto mandato da sindaco.

 

Poi il pensiero di Draghi si è rivolto alle migliaia di operatori sanitari che nell'ultimo anno sono stati la prima linea della lotta contro il Coronavirus. Così a pochi giorni dal ricordo commosso dell'ordine dei medici che ha aggiornato il conteggio a 340 decessi dall'inizio dell'epidemia, il premier ha ricordato i fratelli Passera.

Maddalena, medico anestetista, deceduta per Covid a 67 anni, che, il 13 febbraio del 2020, su Facebook scriveva «Agisci come se quel che fai facesse la differenza. La fa». Un principio in cui credeva saldamente anche il fratello Carlo, medico di base a Boltiere (come il padre) morto il 25 marzo 2020 all’età di 62 anni. Con loro anche Diego Bianco, morto a 46 anni il 13 marzo 2020, dopo aver contratto il coronavirus a lavoro. Diego infatti era un’autista del 118 in servizio alla Soreu di Bergamo e coordinatore del nucleo locale della Protezione civile che per settimane si è sottoposto a turni sfiancanti nei concitati giorni in cui l’infezione aveva definitivamente preso piede. Infine il ricordo di Draghi è andato a Claudio Polzoni, 46 anni, appuntato scelto dei Carabinieri in servizio alla centrale operativa di Bergamo e morto il 20 marzo del 2020, stroncato da una crisi respiratoria.

Come loro «Tutta la comunità bergamasca ha dato prova di saper reagire, di trasformare i lutti e le difficoltà in voglia di riscatto, di rigenerazione» ha concluso Draghi. Un esempio «prezioso per tutti gli italiani che, sono certo, non vedono l'ora di rialzare la testa, ripartire, liberare le loro energie che hanno reso meraviglioso questo Paese».

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