Marilena Corrò ​picchiata a sangue e gettata ancora viva nel pozzo: il killer condannato, complice già libero

Omicidio a Capo Verde. Aggredita, picchiata a sangue e gettata ancora viva nel pozzo: il killer di Marilena condannato, complice già libero
di Elena Filini
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Giovedì 9 Luglio 2020, 09:03 - Ultimo aggiornamento: 10 Luglio, 18:19

TREVISO Aggredita, picchiata a sangue e gettata ancora viva dentro una cisterna: condannato a 24 anni l'assassino, il complice già rimesso in libertà. La sentenza è stata emessa ieri dal tribunale di Boa Vista (Capo Verde) per l'omicidio di Marilena Corrò, la trevigiana di 52 anni uccisa sull'isola di Sal Rei il 26 novembre dello scorso anno.

Gianfranco Coppola, 48 anni, il responsabile materiale del delitto, è stato dichiarato colpevole e condannato a 24 anni di reclusione oltre al pagamento di 6300 euro di risarcimento. Ma Pierangelo Zigliani, il 68enne milanese accusato di aver aiutato Coppola a occultare il corpo della donna e a cancellare le tracce di sangue lasciate a terra dopo il pestaggio, ha ricevuto una condanna a 2 anni e 3 mesi (oltre a 2700 euro di risarcimento). Di fatto, grazie ai benefici di legge, è già a piede libero e ora ha 30 giorni di tempo per lasciare il Paese e rientrare in Italia. Inoltre non potrà fare ritorno a Capo Verde per i prossimi dieci anni.

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L'esito del processo ha provocato indignazione tra gli italiani presenti in aula e perplessità sui media locali. Non tanto per la pena comminata a Coppola, quanto perché appare davvero troppo tenue quella ricevuta dal complice del kick boxer, un uomo che ha partecipato attivamente alla fase cruciale dell'occultamento del corpo di Marilena. E che, di fronte ad una comunità ancora scossa dall'efferato delitto, ha potuto lasciare il carcere ieri mattina
 

Killer condannato, complice libero

A Treviso, i familiari di Marilena Corrò ufficialmente non vogliono commentare la sentenza. Tuttavia serpeggia molta scontentezza per un verdetto considerato troppo mite. «Zugliani è già fuori? Non c'è giustizia», sarebbero state le loro parole. Rimane impresso il disperato mea culpa del fratello durante il funerale della donna. «Scusaci Marilena, non abbiamo saputo proteggerti». Nessuno dei parenti era però fisicamente presente al processo che si è aperto nei giorni scorsi con una conferma che ha, se possibile, aggravato la posizione degli imputati: il risultato dell'autopsia condotta sulla donna, reso noto in aula, ha infatti stabilito che Marilena era ancora viva quando è stata gettata nella cisterna. «La morte è stata provocata da annegamento», sono state le parole dell'anatomopatologo che ha seguito il caso.
 

Cosa dice l'autopsia

In base all'esito dell'autopsia quando è stata scaricata dai due uomini dentro la cisterna d'acqua del suo B&B, la 52enne trevigiana era quindi ferita ma ancora viva. Dunque è stata uccisa in quel momento. E, stando alla ricostruzione dei fatti, con il concorso di entrambi. Il principale imputato le ha tentate tutte per negare l'evidenza dei fatti. «C'è stato un alterco, una spinta ed è caduta accidentalmente dentro quel serbatoio», ha ribadito Coppola in aula. Ma a lui i giudici non hanno creduto, anche se la richiesta del Pm era di 30 anni e dunque la pena complessiva è stata in qualche modo inferiore. Ad inchiodarlo, più ancora del passato di aggressioni e violenze che hanno punteggiato i suoi dieci anni di residenza nell'isola, parlano le prove rinvenute sul luogo dell'omicidio dagli inquirenti: segni di sangue su un martello, su una sedia e su un muro della pensione e altre gocce che portavano proprio verso la cisterna dove gli investigatori hanno rinvenuto il corpo. In più gli operai che lavoravano in un cantiere dietro la pensione hanno testimoniato di aver sentito diverse urla fra i due e poi un tonfo.



 

Perché Marilena è stata uccisa?

Infine il movente: il killer alloggiava da tempo nel B&B di Marilena ed era in ritardo di mesi nei pagamenti. Quando la donna ha preteso i soldi è scoppiata la lite diventata fatale. Marilena a Capo Verde si era trasferita nel 2018 prendendo le redini dell'attività del padre, scomparso pochi mesi prima. Un'occasione per voltare pagina e dare corpo al sogno di vivere in un luogo paradisiaco, in mezzo all'Atlantico. Poi l'incontro con Coppola e il suo complice. E la bella storia di una nuova vita è diventata un faticoso percorso fino al tragico epilogo..

 

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TREVISO - " Gianfranco Coppola? È una testa calda, uno di quelli che si mette sempre nei casini. E che quando litiga gli parte spesso un ceffone". Che il 48enne ritenuto responsabile della morte di Marilena Corrò fosse violento lo sapevano tutti nell'isola di Boavista. E non solo.

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