Scheletro in una ex fabbrica: arrestato l'autore dell'omicidio di Margherita

Scheletro in una ex fabbrica: arrestato l'autore dell'omicidio di Margherita
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Lunedì 23 Dicembre 2019, 09:14 - Ultimo aggiornamento: 12:22

Anche una perizia grafica su alcune scritte ritrovate sui muri dei locali delle ex acciaierie Scianatico, di via Ammiraglio Caracciolo a Bari, ha aiutato gli inquirenti a risolvere il giallo dell'omicidio della cittadina polacca Malgorzata Szelak, nota anche come Margherita, all'epoca della morte 50enne, senza fissa dimora, il cui cadavere ormai ridotto a scheletro venne ritrovato nella fabbrica in disuso il 10 maggio 2017 avvolto da nastro adesivo e cellophane e sotto alcune assi e cassette di legno, quasi a formare una bara. 

​ I poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Bari hanno eseguito, questa mattina, un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale su richiesta della Procura della Repubblica del capoluogo pugliese, nei confronti del pregiudicato Ignazio Piumelli, 53 anni, accusato di omicidio, riduzione in schiavitù, occultamento e vilipendio del cadavere. I resti erano avvolti, in tutto la loro lunghezza, da nastro adesivo e presentavano intorno alle ossa del polso due braccialetti, il primo in cotone, multicolore, ed il secondo in plastica verde con la scritta 'Coca Cola Uefa Euro 2012'. Sotto le ossa del bacino vi era un reggiseno in tessuto chiaro, non agganciato. 

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Durante il sopralluogo, in alcune stanze del secondo piano dell'edificio, furono trovati numerosi capi di abbigliamento, soprattutto femminili, alimenti e masserizie varie, tanto da far presumere che la struttura fosse stata abitata da homeless. E fu proprio in tale ambito che si indirizzarono le indagini.  L'autopsia stabilì che i resti scheletrici erano appartenuti ad una donna, deceduta in epoca di poco successiva al mese di giugno del 2012, a causa di uno "shock traumatico ad alta componente emorragica, nel corso ed a causa di una violenta ed efferata aggressione". 

Il gruppo di lavoro che ha indagato sul delitto (Squadra Mobile-Sezione Reati Contro la Persona e Unità Delitti Insoluti, Servizio Centrale Operativo e Polizia Scientifica, della Direzione Centrale Anticrimine) ha esaminato ben presto alcune scritte presenti nei locali. Tra queste quella su due porte di ingresso delle stanze del secondo piano, che diceva 'Ignazio e Margherita non rompete i coglionì, indusse gli inquirenti ad acquisire e valutare tutti gli interventi eseguiti dal personale medico del 118 e dalle Forze dell'Ordine, nel quartiere Fesca - San Girolamo, alla ricerca di senza fissa dimora con quei nomi di battesimo. In questo modo fu possibile identificare la vittima cittadina polacca, anche attraverso il Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia.

Il suo nome di battesimo era Malgorzata Szelak, del 1962, nata a Dabrowa Gornicza e conosciuta tra i senza tetto di Bari con il nome di Margherita. In più occasioni aveva beneficiato, fino al mese di maggio del 2012, di una serie di interventi del 118, nonché da parte della Polizia di Stato. La sua identificazione fu definitivamente accertata grazie a esami genetici. Il profilo estratto dal cadavere venne comparato con il campione biologico estratto da un tampone eseguito sulla donna a seguito di una violenza sessuale subita il 24 maggio 2009.

Sui muri dei locali vennero, inoltre, rinvenute altre scritte il cui contenuto apparve decisamente raccapricciante se messe in relazione al rinvenimento del cadavere. «Mi dispiace chi sbaglia paga - mi ami ma devo morire», questa una frase. E poi ancora: «Tu muori qua». Tali scritte sono state sottoposte ad un raffronto grafico che, oltre ad attribuirne la paternità a Piumelli, hanno stabilito anche la sua presenza all'interno dei locali. Dalla ricostruzione deli inquirenti è emerso che esisteva una relazione tra la vittima ed il suo presunto assassino che risaliva al settembre/ottobre 2011.

Inizialmente ospiti del campo di accoglienza della Croce Rossa Italiana di via di Maratona, i due avevano poi occupato abusivamente uno stabile abbandonato in via Beltrani e, dopo il suo sgombero, avevano trovato rifugio nei locali delle ex acciaierie, tenendo nascosto a tutti quest'ultimo domicilio.  Contestualmente vennero svolte attività di intercettazione sia ambientale che telefoniche ed ascoltati numerosi testimoni che nel corso del tempo avevano avuto contatti con la coppia e che hanno confermato il rapporto, basato su violenze, vessazioni ed un totale isolamento della donna, sfociato poi nell'efferato omicidio.

Dalle dichiarazioni di alcuni testi è stato accertato che subito dopo la 'scomparsà di Margherita, Piumelli avrebbe messo in atto una vera e propria attività di depistaggio, riferendo a tutti che la sua compagna era rientrata improvvisamente in Polonia, fornendo anche talune motivazioni, successivamente smentite, per rendere più credibile l'improvvisa scomparsa. E così ha iniziato a consolidarsi un quadro probatorio a suo carico. Questi infatti in più circostanze ha riferito a tutti i suoi amici e conoscenti che la povera Margherita era tornata in Polonia, accompagnata da lui stesso alla fermata del pullman per il rientro a casa.

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