Morte Giovanni Zanier, la mamma: «Il perdono? Mai. Se vedessi la militare, potrei non rispondere delle mie azioni»

"Non mangiamo, non dormiamo, pensiamo solo al nostro Giovanni che non c'è più"

Morte Giovanni Zanier, la mamma: «Il perdono? Mai. Se vedessi la militare, potrei non rispondere delle mie azioni»
di Marco Agrusti
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Martedì 23 Agosto 2022, 08:49 - Ultimo aggiornamento: 15:47

PORCIA - «Perdono? Impossibile, serve un provvedimento esemplare. Vogliamo che venga fatta giustizia immediata». A parlare è la mamma di Giovanni Zanier, il 15enne travolto e ucciso mentre tornava a piedi del Papi di Roveredo in Piano. Non c'è giù più da un giorno e mezzo. Poco dopo l'una di ieri, squilla il telefono di Barbara Scandella, una madre distrutta: è la notizia dell'esito dell'esame tossicologico a cui era stata sottoposta in ospedale la 20enne statunitense responsabile dell'investimento mortale di Porcia. Aveva bevuto, neppure poco. Il tasso alcolemico è schizzato a 2,09, quattro volte il consentito. Rischia dai dieci ai dodici anni di carcere. Quando ha imboccato la rotonda maledetta, non era lucida. Barbara, che il figlio l'aveva accompagnato poche ore prima in discoteca non immaginando di salutarlo per l'ultima volta, non regge e scoppia a piangere. «Ieri (domenica, ndr) avevo detto che avrei potuto perdonare chi ha ucciso mio figlio solo in caso di un malore. Adesso sappiamo che non si è trattato di quello. Sappiamo che questa persona aveva bevuto troppo e che non avrebbe mai dovuto guidare».


LA RABBIA
La madre di Giovanni Zannier è sommersa dalle telefonate. «Solidarietà, ma anche tanta rabbia», spiega. «Una rabbia che è soprattutto quella mia e di mio marito Sergio. Non mangiamo, non dormiamo, pensiamo solo al nostro Giovanni che non c'è più. Il nostro grido è per lui, assolutamente non per noi. È per Giovanni che chiediamo giustizia immediata. Nessuno potrà farcelo tornare, ma proprio per questo pretendiamo un procedimento esemplare. Quello che è successo e come è successo non può portare ad alcun perdono da parte mia». Dominano gli istinti, nelle ore più dure di tutta la vita per una madre a pezzi. «Incontrare la ragazza che ha ucciso il mio Giovanni? Non vorrò mai vederla, per tutta la mia vita. Dentro di me sta montando una rabbia che non pensavo di poter provare. Non vorrei vedere quella persona nemmeno se si dovesse scusare in ginocchio. Reagirei malissimo e non risponderei delle mie azioni».


L'APPELLO
La famiglia Zanier è assistita dall'avvocato Fabio Gasparini. Ore di colloqui ma anche di abbracci pieni di lacrime. «Il passo successivo - spiega ancora la madre del 15enne che ha perso la vita dopo la discoteca - sarà certamente quello di chiedere un cospicuo risarcimento. Ma adesso non ci pensiamo, adesso chiediamo una giustizia rapida ed efficace». Subito dopo, però, nell'altalena delle emozioni la determinazione cede di fronte allo sconforto. «Il problema - dice con voce di nuovo sommessa mamma Barbara - è che della giustizia italiana non mi fido assolutamente. Vedo sempre più spesso che le pene non sono adeguate. Il mio timore - prosegue - è quello che dopo pochi anni possa cavarsela, magari per buona condotta. Non lo vorrei, Giovanni non se lo meriterebbe». «Quella ragazza che ha strappato mio figlio alla sua famiglia - è il desiderio di una madre senza più forze - deve dimenticarsi per tanti anni cosa sia l'alcol, visto che quella maledetta sera ne ha abusato. E deve scontare la sua pena fino all'ultimo giorno. Anche in seguito, però, non potrò mai perdonarla. E noi faremo di tutto affinché riceva il massimo della pena. Lo faremo per Giovanni». La madre del 15enne sa bene che la giovane statunitense gode di uno status speciale. Non è escluso che possa essere giudicata nel suo Paese d'origine. «Io e mio marito - spiega Barbara Scandella - vorremmo che fosse processata in Italia e che qui scontasse la pena. Sarebbe ingiusto vederla fuggire negli Stati Uniti, anche se le loro leggi spesso sono più dure delle nostre. Dobbiamo renderci conto che questa persona ha messo fine alla vita di un ragazzino. Mio figlio (e il dato è stato confermato dagli esami, ndr) non aveva bevuto nulla. Era a piedi, tranquillo, con i suoi amici. Lei invece aveva bevuto molto, certamente troppo per mettersi alla guida. Certamente - conclude la madre del 15enne ucciso nella notte tra sabato e domenica - qualche luce in più in corrispondenza dell'incrocio non sarebbe stata male, ma di fronte a un dato dell'alcoltest di questo tipo non ci sono altri discorsi da fare».
 

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