Maltempo, Roma è a rischio alluvione. Erasmo D'Angelis: «Pericolo per 360mila cittadini. Agire subito o avremo altri disastri»

L'ex capo della struttura anti-dissesto a Palazzo Chigi: «La Capitale è particolarmente esposta, così come Ostia»

Maltempo, Roma è a rischio. Erasmo D'Angelis: «Ci sono 360mila cittadini a rischio alluvione. Agire subito o avremo altri disastri»
di Francesco Bechis
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Giovedì 18 Maggio 2023, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 19:01

È uno spartito tutto italiano. «Grandi emozioni, grandi rimozioni». La tragedia dell’Emilia-Romagna sott’acqua invece, dice Erasmo D’Angelis, già sottosegretario ai Trasporti e a capo della struttura Italia sicura creata dal governo Renzi, ha bisogno di «un immediato piano d’azione». 

Sono davvero tragedie evitabili?
«Alluvioni e temporali autorigeneranti sono eventi difficili da anticipare ma l’Italia è particolarmente esposta.

Ha il più alto tasso di precipitazioni in Europa, 300 miliardi di metri cubi annui che si riversano in più di 7mila corsi d’acqua torrentizi».

Cosa serve all’Emilia-Romagna?
«Infrastrutture di difesa, specie nella bassa Romagna, per frenare le valanghe d’acqua dai monti alla pianura. Casse di espansione, aree di laminazione, grandi laghi dove può defluire l’acqua in eccesso». 

C’è ancora un piano contro il dissesto idrogeologico?
«I fondi ci sono ancora, circa 8 miliardi. Li ha stanziati il nostro piano, Italia sicura, ormai sette anni fa».

Poi?
«La struttura centrale è stata dismessa, una parte dei fondi è finita nel Pnrr. Tutto fermo. Avevamo previsto 12mila progetti da Nord a Sud, interventi per 30 miliardi di euro in dieci anni, gare no-stop».

Sempre colpa della burocrazia?
«Non solo, queste sono decisioni politiche. Serve una struttura permanente a Roma, di tecnici, che abbia un orizzonte più lungo di un governo. Oggi invece le competenze sono sparse fra i ministeri delle Infrastrutture e dell’Ambiente, e la Protezione civile, che non fa prevenzione». 

Il centro-Italia è più a rischio?
«Sì. Roma è particolarmente esposta. Ci sono circa 360mila romani a rischio alluvione. Con Italia sicura mettemmo a gara opere per contenere la piena dei fiumi che dalla Toscana e l’Umbria, come il Paglia, scaricano nel Tevere. Molte devono ancora partire. Ma c’è un’altra piaga». 

Quale?
«L’abusivismo. In particolare ad Ostia, che è l’unica foce di un grande fiume urbanizzata, anche in aree ad alto rischio».

A questo si aggiunge la crisi idrica in arrivo d’estate. L’Italia può superarla?
«Sì ma serve un piano nazionale di investimenti, circa 5 miliardi annui secondo la Fondazione Hearth and Water Agenda. Azionando tutte le leve, partendo dai piccoli-medi invasi». 

 

Spieghi. 
«L’Italia invasa solo il 4 per cento delle precipitazioni annue, un record negativo in Europa. Più acqua accumuli, più ne hai per i periodi di siccità». 

Le dighe non bastano?
«Abbiamo 531 grandi dighe, di queste un centinaio è fuori uso. Potremmo accumulare 13 miliardi di metri cubi di acqua ogni anno, e invece ne raccogliamo poco più di 8 miliardi».

Come se ne esce? I dissalatori sono una soluzione?
«Sì, soprattutto per le zone costiere che non hanno fonti d’acqua autonome, penso alla Puglia. Altrove, come a Roma, non è necessario. L’acqua del Peschiera che arriva nella Capitale è tra le più buone al mondo e non si esaurirà. C’è un altro problema».

Le perdite. 
«La rete idrica nazionale ha bisogno di investimenti massicci. Su 550mila chilometri, un terzo ha clamorose perdite d’acqua. Non possiamo più permettercelo». 

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