Maltempo Emilia Romagna, i sopravvissuti: due bambine recuperate con l'elicottero, uomo aggrappato a un ramo per 11 ore per salvare i cani

Famiglia in trappola in un solaio: l’acqua si ferma pochi centimetri prima di sommergerli

Maltempo Emilia Romagna, i sopravvissuti: due bambine recuperate con l'elicottero, uomo si aggrappa a un ramo per 11 ore
di Mauro Evangelisti e Paolo Ricci Bitti, inviati a Forlì e Faenza
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Mercoledì 17 Maggio 2023, 23:35 - Ultimo aggiornamento: 20 Maggio, 20:17

dai nostri inviati


Nella notte più buia, in una Forlì per metà rimasta senza corrente elettrica, in sottofondo si è udito il ronzio degli elicotteri. Una triste colonna sonora che però ha anche consentito di salvare molte vite, come quelle di due bimbe prelevate con una sorta di marsupio attaccato al verricello del Drago 151. I racconti dei sopravvissuti sono anche quelli dell’uomo che non voleva vedere morire i suoi 12 cani, in un allevamento a Quattro Laghi, appena fuori Forlì, ed è stato sorpreso dalla piena del Ronco. A 67 anni ha resistito per 11 ore aggrappato al ramo di un albero. A volte la salvezza è arrivata da un decisore più alto: una famiglia di 9 persone, bambini compresi, è rimasta intrappolata nel solaio e ha chiesto disperatamente aiuto. L’acqua stava salendo, come in un disaster movie, sarebbero bastati pochi centimetri per uccidere tutti. Per fortuna l’acqua si è fermata appena prima della tragedia.


LE LACRIME
DELLA MAMMA
Castrocaro Terme, la cittadina del festival delle voci nuove. In una casa una famiglia è terrorizzata, perché il fiume sta assediando l’abitazione. Sono tutti ai piani alti, hanno due bimbe: una neonata e la sorellina di 4 anni. «Ci hanno detto che non c’era tempo da perdere» dice Furio Fei, dell’equipaggio dell’elicottero dei vigili del fuoco Drago 151. Spiega: «La casa faceva da spartiacque tra due correnti molto potenti. Prima è sceso dall’elicottero un collega, che si è fatto adagiare su un terrazzo per rendersi conto della situazione. Intanto l’elicottero sorvolava la zona. Dopo che abbiamo capito che c’erano due bambine piccole, abbiamo valutato come intervenire perché ogni minuto che passava poteva essere fatale: abbiamo usato una “tavola spinale” che solitamente viene utilizzata per immobilizzare i traumatizzati. Vi abbiamo collocato la culla con la neonata, poi nella parte superiore la sorellina, con coperte e un cuscino. Poi questa tavola spinale è stata messa in una sacca issata col verricello nell’abitacolo. Abbiamo anche imbracato la madre, per portarla via insieme alle bimbe». Immaginatevi un elicottero che vola su un obiettivo piccolo come una terrazza, mentre piove a dirotto e ci sono nuvole basse che riducono la visibilità. Con precisione chirurgica i vigili del fuoco hanno salvato bimbe e madre e, nel viaggio successivo, gli altri familiari. All’arrivo al sicuro la donna ha abbracciato i vigili, li ha ringraziati, in lacrime.


TRAPPOLA
DI ACQUA
«Uno dei momenti più difficili della notte terribile vissuta tra martedì e mercoledì, quando i soccorritori erano costretti a operare nel buio totale, mentre dalle case la gente urlava chiedendo aiuto, è stato quando ci hanno comunicato che c’era un nucleo familiare con dei bambini, prigionieri in un solaio. Erano saliti più in alto possibile, ma il livello dell’acqua che entrava in casa cresceva, pochi centimetri e sarebbero annegati». Il racconto è del sindaco di Forlì, Gian Luca Zattini. I soccorritori hanno fatto di tutto per raggiungere la casa, ma era circondata dall’acqua, altissima, e anche a causa del buio non si riusciva a individuarla. «Abbiamo temuto il peggio. Poi è successo l’incredibile, quando sembrava troppo tardi l’acqua ha cominciato a scendere. Un miracolo», dice Zattini.


PER SALVARE
GLI ANIMALI
Nella lunga catena di racconti su chi è stato salvato, ma ha anche rischiato di morire durante l’alluvione, c’è una costante: numerose persone non hanno voluto lasciare la loro casa. Spiega una squadra di specialisti fluviali dei vigili del fuoco arrivati da Piacenza in azione a Quattro Laghi, tra Forlì e Forlimpopoli: «Le vede quelle case circondate dall’acqua? Bene, anche dopo l’alluvione diverse persone si sono rifiutate di andarsene. Solo dopo molte ore si sono convinte». In tanti hanno fatto un tentativo disperato di salvare gli animali. Come un forlivese di 67 anni, Rodolfo Lombardi, proprietario proprio a Quattro Laghi di un allevamento di cani. Ne aveva 12 e quando il fiume Ronco è diventato pericoloso, è corso a recuperarli. «Non potevo lasciarli morire» ha raccontato. «Mi sono fermato, ho aperto le gabbie dei miei cani per permettere loro di salvarsi - ha detto Rodolfo Lombardi al TgR -. L’acqua mi portava via dalla forza, ho usato una latta di plastica che ho usato come una boa. Poi ho trovato un cassettone di legno, che ho abbracciato, e anche tavole. Quando ho visto l’elicottero che si allontanava...». Si è aggrappato al ramo di un albero. Ha resistito per 11 ore, all’alba qualcuno ha sentito le sue urla. Ieri pomeriggio, mentre i vigili del fuoco evacuavano le case, un cittadino della zona, con una moto d’acqua, si è messo alla ricerca dei cani. Alcuni sono stati trovati vivi. Altri erano morti.


SALVATI DALLE
LUCI DEI TELEFONINI
«Non dimenticherò mai le urla di quelle persone disperate che gridavano “aiuto, aiuto” nel buio e dal tetto di case anche di tre piani». Decine le famiglie portate in salvo nella notte in via Lapi che costeggia le mura medievali di Faenza con un’operazione che ha richiesto un intervento di parecchie ore. Alessandro Pasi racconta mentre sta spingendo acqua e fanghiglia fuori da piazza delle Erbe, il cuore di Faenza inondato dalle acque del Lamone e del Marzeno. 
Pasi, come centinaia di altri volontari, ha passato la notte di salvataggio in salvataggio: «Potevo immaginare di tutto, ma non di vedere l’acqua alta nove o dieci metri che ha coperto le case lungo le mura manfrediane. Quando abbiamo sentito quelle urla ci siamo affacciati dal camminamento e invece di trovare lo strapiombo ci siamo trovati di fronte a quell’inferno dantesco di acqua. I residenti erano saliti sui tetti e si sbracciavano, urlavano, facevano oscillare i telefonini a mo’ di torce: “Aiutateci, l’acqua continua a salire”». 
Dice ancora Pasi: «Era buio pesto e non era possibile tuffarsi in mezzo a cavi elettrici e sbarre metalliche: terribile sentirsi impotenti davanti alla disperazione di quei concittadini che urlavano. I mezzi della protezione civile si alternavano per portarli in salvo, ma non erano abbastanza e tanti di quelli che erano fuggiti sui tetti temevano che non si sarebbe fatto in tempo perché l’acqua continuava a salire. Al tempo stesso va detto che senza quelle mura medievali Faenza sarebbe stata ancora più indifesa davanti alla furia del Lamone.

Mauro Evangelisti e Paolo Ricci Bitti
 

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