Mafia, arresti Cosa Nostra: così i clan mettevano le mani sulle aziende in crisi

Mafia, arresti Cosa Nostra: così i clan mettevano le mani sulle aziende in crisi
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Martedì 12 Maggio 2020, 08:25 - Ultimo aggiornamento: 08:28

La drastica riduzione della redditività degli esercizi commerciali determinata dal blocco dell'attività, renderà assai difficile per i titolari delle attività sul territorio di Palermo il pagamento di canoni di affitto, degli stipendi dei dipendenti, degli oneri fiscali, dal momento che il ritorno alla normalità non è prevedibile che avvenga in tempi brevi. Di questa situazione sono pronti ad approfittarne i clan mafiosi, sempre attivi nel «dare la caccia» ad aziende in stato di necessità«. È l'allarme lanciato dal gip del Tribunale di Palermo Piergiorgio Morosini nell'ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere 91 persone e al sequestro di beni per 15 milioni di euro. Un pericolo «segnalato in questi giorni anche dalle autorità locali che evidentemente sono in grado di percepire concretamente il disagio e la sofferenza della comunità palermitana», aggiunge Morosini nella misura cautelare».

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Con riguardo alle implicazioni di natura economico-finanziaria della emergenza sanitaria, nella terza decade di marzo del corrente anno, le agenzie nazionali di rating e l'Unione nazionale delle imprese hanno pubblicato diversi documenti in cui si valutano la capacità delle diverse tipologie di imprese e di esercizi commerciali di «resistere» al prolungato blocco delle attività, la loro solvibilità, le chances di ottenere prestiti e le condizioni necessarie per la «ripresa» nei diversi settori di intervento - spiega ancora il gip Morosini nell'ordinanza -Secondo stime ormai ampiamente condivise dalle menzionate agenzie, i settori più colpiti dalle misure anti-contagio sarebbero quelli relativi alle piccole e medie imprese, agli artigiani, agli esercizi commerciali, in particolare bar, ristoranti, alberghi e altre strutture ricettive«.

LE ATTIVITA' Si tratta, unitamente agli investimenti nel settore dei cantieri navali, del baricentro delle attività commerciali che insistono sui territori di pertinenza del mandamento di Resuttana e della famiglia dell'Acquasanta, per come emerge dai dati ricavabili dalla indagine della Guardia di Finanza - aggiunge ancora il gip Morosini - Gli approfondimenti della polizia giudiziaria si sono realizzati monitorando soprattutto le attività di panifici («Bonomolo»; «La Bodeguita Cubana»; «Bonanno»; «Cose buone dal forno»; «Capricci e delizie di Pane», «Danimart»), fruttivendoli (titolari di banchi vendita al mercato: Todaro Maurizio, Porpora Filippo, Orlando Giuseppe e Vitellaro Dario), bar («Caffetteria Raccuglia»; «Esedra»; «Ganci»), tavole calde e ristoranti («Savoca Braceria Pizzeria», «Savoca Polleria», «Chicken Pizza»), agenzie di gioco e scommesse («Kursaal» di via E. Amari; «Internet Point Punto Ricarica Full Match» di via San Vincenzo De Paoli; «Mangio, Bevo, Scommetto» di via Cimbali; «Livewun Cartoleria» di piazzetta Acquasanta; «Betman»), supermercati e altri piccoli esercizi commerciali (il «frigorista» Lo Re Francesco; «New Motors» dedita alla vendita di motocicli di Fabio Nangano), nonché della IMPRE.SEM«.

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