Lucia Finetti, ergastolo per la cartomante che uccise il marito con 14 coltellate

«Non ricordo nulla, ero sotto choc. Non ho fatto nulla, ma se l'ho fatto è stato per legittima difesa, perché lui era furioso per questioni di soldi», aveva provato a difendersi la donna

Lucia Finetti, ergastolo per la cartomante che uccise il marito con 14 coltellate
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Martedì 23 Maggio 2023, 20:06

La cartomante Lucia Finetti è stata condannata all'ergastolo. La donna, 51enne, il 12 giugno 2021 aveva ucciso con quattordici coltellate il marito Roberto Iannello dopo una lite in auto nel quartiere Baggio a Milano. La sentenza è stata letta oggi dalla Corte d'Assise di Milano (presidente Ilio Mannucci Pacini), che nel processo aveva anche disposto una perizia psichiatrica con la quale l'imputata è stata, però, dichiarata capace di intendere e volere al momento dei fatti. I giudici hanno escluso l'aggravante della premeditazione, contestata dall'accusa, ed è rimasta quella del vincolo coniugale. E hanno anche assolto la donna dal reato di porto abusivo del coltello. È arrivato, comunque, un ergastolo, come aveva chiesto la Procura.

Lei si era difesa: «Non ricordo, ma se l'ho fatto era per legittima difesa»

«Non ricordo nulla, ero sotto choc. Non ho fatto nulla, ma se l'ho fatto è stato per legittima difesa, perché lui era furioso per questioni di soldi», aveva provato a difendersi la donna, una casalinga che dava anche lezioni on line di cartomanzia, durante l'interrogatorio davanti al gip dopo l'arresto nelle indagini dei carabinieri e del pm Francesca Gentilini. La difesa aveva puntato, anche già in udienza preliminare davanti al gup Fabrizio Filice, a far cadere l'aggravante della premeditazione e soprattutto sulla riqualificazione del fatto in eccesso colposo in legittima difesa.

Finetti aveva messo a verbale di aver incontrato quel giorno il marito, da cui si stava separando, per «l'ultima lezione di guida». Lei, anche se aveva preso la patente, non guidava più da tempo e lui la stava aiutando a riacquistare dimestichezza con la macchina. Secondo la Procura, la donna avrebbe ucciso il marito per motivi economici, ma anche perché era gelosa di lui. 

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Il processo

I giudici hanno anche condannato la donna alla misura di sicurezza, a pena espiata, della libertà vigilata per 3 anni. L'hanno assolta, invece, per «non aver commesso il fatto» dall'accusa del porto del coltello. Arma che, secondo la Procura, lei aveva portato con sé quel giorno con premeditazione. Un'aggravante questa che è caduta. Ai familiari della vittima, presenti in aula, la Corte ha riconosciuto provvisionali di risarcimento per 100mila euro. Nel processo erano parti civili il padre di Iannello, assistito dall'avvocato Marco Sciacqua, e la cugina, rappresentata dal legale Niccolò Sterlicchio. «Lui non aveva sentimenti di vendetta nei confronti della moglie - ha spiegato anche oggi la pm Gentilini nelle repliche - lui voleva chiudere la relazione, invece lei aveva perso tutto e la sua rabbia inespressa l'ha portata all'omicidio». La difesa, dal canto suo, ha invocato anche nell'ultimo intervento di oggi la legittima difesa: «Noi abbiamo sostenuto che Iannello fosse proteso verso il lato passeggero quando è stato ucciso e basta il pericolo perché si configuri la legittima difesa. L'accusa non deve essere solo logica ma anche provata e la difesa deve insinuare il dubbio». E ancora: «Non abbiamo alcun elemento che ci dica che quel coltello veniva dalla cucina di Finetti ed è anche possibile che l'avesse comprato lui». Le motivazioni del verdetto saranno depositate tra 90 giorni.

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