Procure nella bufera, Palamara: «Mai ricevuto soldi, su di me valanga di fango»

Luca Palamara
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Venerdì 31 Maggio 2019, 17:40 - Ultimo aggiornamento: 18:07

«Metto a disposizione di tutti, e l'ho fatto oggi con gli inquirenti di Perugia, il mio conto corrente»: lo ha annunciato il magistrato Luca Palamara rispondendo ai giornalisti al termine dell'interrogatorio davanti ai pm del capoluogo umbro. Il magistrato ha detto di «rifiutare con nettezza e fermezza» l'accusa di avere ricevuto 40 mila euro dagli avvocati Calafiore e Amara per favorire la nomina, non andata in porto, di Giancarlo Longo a procuratore di Gela.

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«Ho chiarito ai pubblici ministeri di Perugia la mia totale estraneità a questi fatti che hanno leso la mia dignità di uomo», ha sottolineato il sostituto procuratore. Il confronto si è svolto negli uffici giudiziari perugini dopo che ieri sera Palamara era stato sentito per più di quattro ore a Roma, in una caserma della guardia di finanza. Palamara, ex consigliere del Csm, è accusato di corruzione per avere ricevuto viaggi, anelli e decine di migliaia di euro per pilotare le nomine dei magistrati a capo delle Procure.

 



«Ho chiarito che non ho mai ricevuto - ha sottolineato il magistrato - alcuna somma di denaro e mai e poi mai avrei interferito per la nomina del procuratore di Gela o per danneggiare qualche parte processuale nei procedimenti disciplinari. Ho chiarito tutti i fatti relativi ai viaggi, iniziando a fornire una una documentazione che grazie alla disponibilità dei pm perugini intendo continuare a dare per fugare ogni dubbio su qualsiasi ipotesi di pagamento di alcunché o di avere ricevuto utilità relative a viaggi o altri temi».

«Non ho mai barattato la mia dignità e professione con alcuno. E mai lo farò», ha aggiunto Palamara. «L'ho documentato - ha spiegato - e continuerò a farlo. Certo della mia totale estraneità ai fatti. Lo devo ai miei figli, alla famiglia, ai magistrati italiani e - ha detto Palamara - a tutte quelle persone che hanno riposto fiducia in me». 

Ha voluto «mandare un segnale distensivo nell'interesse della magistratura tutta» l'ex consigliere del Csm. «Non mi riconosco - ha detto ai giornalisti - su questa valanga di fango caduta sulla mia persona e sulla magistratura intera». «Non avrei mai inteso danneggiare alcuno - ha sottolineato Palamara -, tanto meno i colleghi del mio Ufficio verso i quali ho sempre manifestato stima, disponibilità e attenzione».

Non rinnega il rapporto «di amicizia» con l'imprenditore Fabrizio Centofanti, il sostituto procuratore Luca Palamara. Lo ha detto ai giornalisti dopo essere stato sentito dai pm Perugia. «I rapporti di amicizia con Centofanti - ha spiegato Palamara - sono risalenti nel tempo, al 2008, circa dieci anni prima al suo coinvolgimento in fatti e vicende che non mi appartengono».

«Sono state riportate a seguito di un'attività di intercettazione - ha detto ancora Palamara - frasi nelle quali evidentemente non mi riconosco e con cui volevo solo esprimere la mia delusione umana e professionale per quanto stava accadendo anche all'interno del mio Ufficio. Ora però deve venire prima di tutto l'interesse della magistratura. Nessuno, e tanto meno io, voglio permettermi di interferire su quelle che sono le scelte decisionali e autonome del Consiglio superiore della magistratura. È il momento di fare una seria pausa di riflessione e sono sicuro che riuscirò a chiarire totalmente tutti i fatti e le vicende. Come ho già fatto questa mattina e come si evinceva per altro anche dal decreto di perquisizione. Sottolineando che mai e poi mai ho interferito e avrei potuto farlo - ha ribadito Palamara - sulla nomina del procuratore di Gela: per la semplice ragione che il Csm è un organo collegiale e in quegli anni nemmeno facevo parte della quinta Commissione, competente a decidere».


 

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