Lotteria Italia, quel biglietto da un miliardo gettato nella discarica a Pescara

Lotteria Italia, quel biglietto da un miliardo gettato nella discarica a Pescara
di Mila Cantagalli
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Domenica 5 Gennaio 2020, 13:16 - Ultimo aggiornamento: 13:59

Un biglietto della Lotteria Italia da un miliardo di lire gettato nella spazzatura, un caso che diventa nazionale scatenando una improbabile caccia all'oro nella discarica di Fosso Grande di Pescara. Non si dà pace Maria D'Incalci, maestra di scuola materna in pensione, che ha preso l'incauta decisione di disfarsi del tagliando la sera del 6 gennaio 1987: fanno 33 anni domani.

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L'anziana aveva tentato la fortuna il 26 ottobre dell'86 quando, con la sorella Splendora, era partita per un pellegrinaggio a Pompei. Serie O474690, i numeri su quel cartoncino erano rimasti indelebili nella memoria dell'ex insegnante che un mese prima li aveva giocati al lotto in una ricevitoria pescarese, centrando un ambo. Il biglietto della Lotteria Italia, custodito gelosamente vicino al presepe nella casa di via Palermo, al termine delle festività natalizie finisce sulla credenza della cucina insieme ad alcune carte da buttare.



Maria ne fa un fascio destinato al sacchetto dell'immondizia, il fagotto scivola nel bidone condominiale, la mattina del 7 è ancora lì quando l'anziana si reca all'Enel per contestare una bolletta. Compra il giornale solo sulla via del ritorno, lo sfoglia dopo pranzo, sbianca alla lettura dei numeri vincenti. Il suo è il terzo estratto e vale un miliardo.
Inutile la corsa verso il bidone dell'immondizia, ormai vuotato dagli operatori ecologici. La donna confida l'imperdonabile svista ai parenti, chiede aiuto a un nipote la cui moglie oggi ricorda quei giorni di ricerca spasmodica: «La zia era disperata, non faceva che parlare di quel biglietto, chiese a mio marito di accompagnarla nella discarica di Fosso Grande dove in quel periodo confluivano i rifiuti della città ma nell'impianto non c'erano solo loro due, centinaia di persone cercavano la stessa cosa».


LO SCOOP
Immagini riprese dai mass media di tutta Italia, obiettivi puntati su folle di esploratori improvvisati che scavano a mani nude tra cumuli di rifiuti maleodoranti. Il primo a condurre Maria D'Incalci nell'area di smaltimento è il giornalista Claudio Carella, all'epoca fotoreporter di agenzie di stampa e della redazione abruzzese del quotidiano Il Tempo: «Lessi la notizia sui giornali - racconta - mi recai subito a casa della signora che piangeva per essersi disfatta di un pezzo di carta che poteva trasformare la sua vita. Parlammo a lungo, lei ricostruì l'accaduto, voleva trovare quel biglietto a tutti i costi. Riflettei sulla destinazione del pattume della città e le proposi di tentare una ricerca a Fosso Grande, in pochi secondi lei indossò il cappotto e mi chiese di accompagnarla. Ammetto che in quel periodo c'era una concorrenza spietata tra le testate giornalistiche e l'idea di scattare una foto sul posto alla protagonista di quella curiosa vicenda mi allettava molto. Credevo anche che, una volta giunta a Fosso Grande, la donna si sarebbe messa l'anima in pace rendendosi conto che era impossibile recuperare i suoi numeri vincenti.

Le foto che realizzai garantirono una esclusiva al mio giornale e, qualche giorno dopo, furono pubblicate da alcuni periodici nazionali».
 


IL SIPARIO
Dopo un paio di settimane di esposizione mediatica, su Maria D'Incalci scende il silenzio e l'ex maestra finisce per rassegnarsi alla mancata vincita: «In famiglia se ne parlò ancora per poco - riprende la nipote acquisita - poi neanche zia Maria toccò più l'argomento. Mi sembra strano che questa storia continui a venire fuori a distanza di tanti anni, io e mio figlio la ricordiamo con un pizzico di ironia pensando al clamore che generò in tutta la nazione». Per oltre un mese, nessuno ritira la somma del terzo posto della Lotteria Italia, alla notizia del miliardo in giacenza i giornali riservano pagine di dubbi e supposizioni.

FINALE A SORPRESA
A fine febbraio la somma viene consegnata in forma anonima al fortunato vincitore, che i più realisti ipotizzano sia il possessore di un biglietto venduto nella stessa tabaccheria di Pompei, con numeri identici a quelli della D'Incalci, ma abbinati alla lettera N anziché alla O, altri immaginano che nel mare di rifiuti di Fosso Grande uno degli agguerriti ricercatori sia stato baciato da una dea bendata particolarmente generosa con Pescara dove quell'anno sono piovuti anche i due miliardi de primo premio, incassati ovviamente a tempo di record.
 

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