Libia, Bossi si dissocia ed è polemica
Napolitano: evitare allarmismi e fantasie

Caccia sulla portaerei Garibaldi
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Domenica 20 Marzo 2011, 13:25 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 00:11
ROMA - E' ancora polemica in Italia dopo che al vertice di Parigi di ieri Silvio Berlusconi si trovato di fronte a decisioni gi prese da Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti. Polemiche alimentate dalle rumorose esternazioni di Umberto Bossi («Noi abilissimi a prenderla in quel posto»), nonostante la frenata imposta dal premier, che ha assicurato al momento alla coalizione solo l'uso delle basi sul nostro territorio.



Napolitano: mai cedere alle paure. «Sono del parere che non si debba mai cedere alle paure, immaginiamoci in questo caso», ha detto il presidente della Repubblica rispondendo ai giornalisti che a Milano gli hanno chiesto se poteva rassicurare gli italiani in relazione alla crisi libica. «Bisogna evitare allarmismi e anche assolute fantasie che sono soltanto tese a suscitare timori immotivati». Ieri Bossi aveva parlato dell'arrivo di milioni di immigrati in Italia.



«In Libia abbiamo avuto una repressione forsennata e violenta rivolta contro la stessa popolazione libica da parte del governo e del suo leader Gheddafi», ha detto il presidente della Repubblica al Museo del Risorgimento. Alla domanda «E' preoccupato?» ha risposto: «Siamo preoccupati tutti per quanto è accaduto in Libia». Napolitano ha ricordato che la Carta delle Nazioni Unite prevede anche azioni delle forze armate «volte anche a reprimere le violazioni della pace».



La Russa: da Bossi nessun ostacolo. «I dubbi di Bossi non hanno impedito nessun votazione», ha risposto il ministro della Difesa a una domanda sulla decisione della Lega di non partecipare alla votazione nelle commissioni parlamentari sulla risoluzione Onu riguardo alla Libia. La Russa ha spiegato che le commissioni non si sarebbero potute riunire senza essere convocate con almeno ventiquattro ore di anticipo «salvo l'accordo di tutti a votare. Quindi anche la Lega ha acconsentito che le commissione prendessero la loro decisione unanime, per quelli che vi hanno partecipato». La Russa ha premesso che la non partecipazione al voto «non è che non abbia rilievo» ma ha aggiunto che il Carroccio «si è limitato alla non partecipazione esprimendo delle perplessità e ha il tempo necessario per maturare un più completo convincimento senza frapporre ostacoli all'attività e al comportamento del nostro Parlamento e del nostro governo».



Finora non coinvolti aerei e navi italiani. «Le iniziative fino ad ora di tipo militare non hanno coinvolto nessun assetto italiano, nessun aereo nè nave italiana - ha detto La Russa - Non si trattava finora di azioni della coalizione, ma di azioni nella sostanza sotto l'egida delle singole nazioni, sia pure in ossequio alla risoluzione dell'Onu, ma decise singolarmente dalla Francia e dalla Gran Bretagna». Dimenticando dunque il ruolo centrale assunto dagli Stati Uniti, che non solo hanno partecipato alla prima ondata di attacchi, ma li hanno anche coordinati da una base in Germania.



Calderoli: missioni sì, ma a due condizioni. Secondo il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli, è possibile che l'Italia partecipi alla missione contro Gheddafi, ma a due condizioni ben precise. «L'unico che non ha mai baciato l'anello a Gheddafi sono io - ha detto all'Ansa - e forse ho più titolo per parlare visto che mi dimisi da ministro pur di non accettare diktat da Gheddafi. Ciò nonostante avrei preferito una maggior cautela assumendo una posizione simile a quella tedesca, visto la vicinanza che abbiamo con la Libia e le possibili conseguenze di invasione di profughi e di ritorsioni terroristiche. Prendo atto della nostra adesione all'operazione anche se avremmo preferito un voto d'aula. Ma la nostra partecipazione richiede due condizioni imprescindibili: la prima è l'impegno di tutte le nazioni che partecipano di prendere una quota parte dei profughi in proporzione a quella che è la loro popolazione residente. La seconda è che il blocco navale sia utilizzato per impedire esodi di massa verso il nostro Paese e in particolare Lampedusa e la Sicilia».



Bersan: in questa fase «sarebbe meglio che i diversi ministri stessero zitti e il governo parlasse con voce univoca e venisse nelle commissioni competenti a definire meglio il nostro profilo in questa vicenda - ha detto il segretario del Pd a Rainews24 - Ci vuole grande fermezza e grande condivisione della maggioranza e anche nel dialogo con l'opposizione». Il Pd è pronto a sostenere un ruolo attivo dell'Italia in Libia; il segretario parla di intervento «necessario e legale. Necessario per impedire un massacro dei civili e legale perchè avviene in seguito alle deliberazioni dell'Onu e dell'accordo UE-Lega araba». Per il segretario del Pd fondamentale in questa fase «è che Gheddafi ritiri le sue truppe nelle caserme, si arrivi ad una situazione di tregua e l'unione europea si metta a disposizione per una evoluzione pacifica e democratica della situazione libica».



Casini: «Bossi dovrebbe avere una responsabilità ben superiore alla nostra: i suoi ministri occupano posti importanti, alludo ad esempio, al ministero dell'Interno», ha detto il leader dell'Udc a Maria Latella, su Sky. Bossi, secondo Casini «non può fare bassa propaganda politica. Assuma quel senso dello Stato che sta disperdendo con le polemiche Verrà il tempo di riflettere sulle scelte fatte, ma non oggi. Oggi ci vuole solo la compattezza. La politica internazionale si fa per difendere i principi ma anche interessi. Chi nei mesi scorsi si genufletteva a Gheddafi, pensava agli interessi, non certo ai principi. Chi oggi va invece in Libia lo fa per i principi, ma anche per alcuni interessi. Oggi bisogna dare una prova di responsabilità collettiva con maggioranza e opposizioni che vanno avanti insieme». «Il Governo non potrebbe sopravvivere alla dissociazione della Lega su temi come la Libia. Io sono convinto che alla fine Bossi si piegherà alla ragionevolezza e in Parlamento si allineerà - ha concluso Casini - Mi auguro che abbai ma non morda. Un'opposizione responsabile non può augurarsi che il governo si spacchi su argomenti simili». Per Casini sulla Libia è evidente che «La Russa, Berlusconi e Bossi parlano linguaggi differenti. Qualche rapidità nell'evoluzione della posizione italiana c'è stata, qualche disinvoltura idem».



Bocchino: Italia affittacamere? Piuttosto albergo a ore. «Il ministro Ignazio La Russa ha detto che l'Italia non può fare l'affittacamere per le forze militari che attaccano la Libia. A me sembra che con il governo Berlusconi ci siamo ridotti a fare l'albergo ad ore - ha detto il vicepresidente di Fli - Se la nostra condotta fosse stata più seria, l'Italia avrebbe mandato i suoi aerei e sarebbe stata al comando della missione. Ma hanno fatto troppe cose con Gheddafi e nel modo sbagliato. Non si può passare, in tre mesi, dal baciamano ai bombardamenti». Secondo Bocchino, «l'esclusione dell'Italia dal teatro degli interventi potrebbe comportare che saranno altri Paesi a prendere i vantaggi della Libia democratica, e questo sempre grazie alle scelte di Berlusconi».



«Speriamo che si svolga tutto rapidamente, in modo giusto ed equo, col rispetto e la salvezza di tanta povera gente che in questo momento è sotto gravi difficoltà e sventure. Preghiamo per la salvezza del popolo libico». Lo ha detto l'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco.
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