Laura Ziliani «stordita dai farmaci e soffocata con il cuscino»: così le figlie hanno ucciso l'ex vigilessa

Laura Ziliani «stordita dai farmaci e soffocata con il cuscino»: così le figlie hanno ucciso l'ex vigilessa
di Claudia Guasco
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Lunedì 27 Settembre 2021, 10:06 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 17:01

Laura Ziliani era sana e sportiva, «solare, vivace e amante della compagnia», raccontano agli investigatori il compagno Riccardo e l'amica Emanuela. Il medico conferma di non averle mai prescritto «psicofarmaci o ipnotici», gli esami tossicologici rivelano però che al momento della morte, avvenuta l'8 maggio, l'ex vigilessa di Temù «fosse sotto l'influenza di bromazepan». In un quantitativo non mortale ma «potenzialmente idoneo a comprometterne le capacità di difesa». Nel caso specifico, da un soffocamento. Le figlie Silvia e Paola Zani, con il fidanzato della prima e amante della seconda Mirto Milani, l'avrebbero eliminata con un cuscino premuto sulla faccia mentre dormiva profondamente, stordita dagli ansiolitici.
LA MAIL MISTERIOSA
È la pista seguita dagli investigatori sulla base dei primi risultati dell'autopsia. «Gli esperti di medicina legale stanno ancora lavorando», premette chi indaga.

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Tuttavia l'assenza di fratture, ferite o segni di strangolamento sul collo della vittima sono rivelatori del piano attuato dal «trio criminale»: prima hanno somministrato psicofarmaci a Laura Ziliani, poi l'hanno soffocata.

Nell'appartamento a Brescia che le due sorelle condividevano con Mirto i carabinieri hanno trovato «un flacone contenente Bromazepan pieno fino a un terzo».

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Per Silvia Zani, 27 anni, professione fisioterapista, non era un problema procurarselo e ne conosceva bene gli effetti: fino a due giorni dopo la scomparsa della madre ha lavorato in una casa di riposo a Ponte di Legno. «In passato ha sottratto della Queatipina 50 per provarne gli effetti insieme all'alcol», si legge nell'ordinanza, e al telefono con la sorella dice di essere stata malissimo e di non voler ripetere l'esperienza. La pianificazione dell'omicidio da parte del terzetto prosegue poi con la cancellazione delle tracce: hanno spostato il corpo senza essere notati da nessuno, lo hanno nascosto dapprima «in un luogo più asciutto, sempre all'aperto ma più riparato», hanno occultato il telefono in cantina (tradendosi, poiché ha registrato otto passi quando a loro dire Laura era già uscita), quindi hanno messo in scena uno straziante appello, con le due sorelle in lacrime davanti alle telecamere della tv.

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Le voci di paese però sono un venticello fastidioso, così il 16 maggio all'indirizzo di posta elettronica della polizia locale della Valle Camonica arriva una mail nella quale un anonimo segnala di aver assistito alla seguente scena: «Il nostro vicino ha preso sulle spalle una signora priva di sensi dalla loro macchina». Il giorno seguente «ha appreso trattarsi della signora Laura». Chi scrive afferma di essere stato pagato per mantenere il silenzio, ma di essere pronto a negoziare un nuovo accordo. Gli accertamenti per risalire al misterioso «noknok10330@gmail.com», con un Ip localizzato a Varese, non hanno dato risultati.

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IL RUOLO DI MIRNA
Il movente che ha spinto i tre a liberarsi di Laura Ziliani sono i soldi: Silvia e Paola si lamentavano del fatto che la madre non le mantenesse, Mirto sognava di trasformare in bed and breakfast la casa di famiglia a Temù. Senza Laura sarebbe stato tutto loro. Case, terreni, contanti. L'ex vigilessa percepiva 1.100 euro al mese di stipendio come dipendente del Comune di Roncadelle, 1.000 di pensione di reversibilità del marito morto cui si aggiungevano «le entrate, dichiarate o meno, dalle locazioni degli appartamenti di proprietà».

 

Tutto amministrato dai tre indagati da quando Laura è svanita nel nulla. Con la collaborazione di una quarta persona sulla quale gli investigatori stanno svolgendo approfondimenti: Mirna, la madre di Mirto, trasferitasi nell'appartamento di Temù poche ore dopo la scomparsa dell'ex vigilessa. Puliva gli appartamenti, amministrava le locazioni, dormiva addirittura nel letto di Laura. Mette a verbale Marisa Cinelli, mamma della Ziliani: «Ho saputo dalla vicina che Mirna avrebbe contattato personalmente un'affittuaria che aveva qualche debito con Laura, intimandole di saldare i debiti e di consegnarle la somma di denaro, riferendole che al momento era lei che gestiva le finanza della famiglia Zani-Ziliani». Domani l'interrogatorio di garanzia dei tre indagati davanti al gip.
 

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