Laura Ziliani, la figlia Silvia piange in aula: «L'abbiamo uccisa perché pensavamo volesse avvelenarci»

La primogenita: «Ero convinta al 300% che volesse ucciderci, ora dopo tanti mesi di carcere non ne sono sicura»

Laura Ziliani, la figlia Silvia piange in aula: «L'abbiamo uccisa perché pensavamo volesse avvelenarci»
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Giovedì 30 Marzo 2023, 12:34 - Ultimo aggiornamento: 13:00

«Voglio chiedere scusa a tutti. A mia madre che ho ucciso, ai miei zii, a mia sorella, a mia nonna, a tutte le persone di Temù. Mi rendo conto di aver ferito tutti. Mi dispiace per tutto. In assoluto mi dispiace più di tutti per mia mamma». Silvia Zani, imputata davanti alla corte d'assise di Brescia per l'omicidio della madre Laura Ziliani,  l'ex vigilessa di Temù uccisa nella notte tra il 7 e l'otto maggio 2021, piange in aula. A processo, con l’accusa di omicidio, ci sono anche il suo fidanzato Mirto Milani, 29 anni, e la sorella Paola Zani, 21 anni. Tutti e tre rei confessi del delitto. Silvia Zani ha ammesso l'omicidio, ha ricostruito la sera in cui è avvenuto e ha provato scagionare il fidanzato Mirto Milani anche lui, con la sorella Paola Zani a processo. «Quando è intervenuto in camera dove io soffocavo mamma e mia sorella la teneva ferma, credo che mia mamma fosse già morta. È quanto ho rielaborato dopo mesi di carcere» ha detto.

La paura della madre

«Quando ho ucciso mia madre ero convinta al 300 per cento che lei volesse avvelenarci.

Ci avrei messo la mano sul fuoco. Ora dopo tanti mesi in carcere, non sono più così sicura», ha raccontato. «Eravamo convinti che nostra madre volesse ucciderci. Eravamo spaventatissimi. Non so perchè volesse ucciderci, forse perchè ero una rompiscatole o perchè volevo gestire gli immobili che abbiamo ereditato dopo la morte di mio padre in modo diverso» ha detto Silvia Zani che già un anno fa, durante l'interrogatorio in carcere in cui confessò l'omicidio, aveva detto di aver agito per difendersi da un presunto piano omicidiario della madre. 

 

Il trio criminale

Le prime due figlie della donna, hanno già confessato in carcere il delitto a pochi mesi all'arresto, avvenuto il 24 settembre 2021,  un mese e mezzo dopo che una piena del fiume Oglio portò in superficie il corpo di Laura Ziliani, scoperto da un bambino in gita con i genitori. Fondamentali per gli inquirenti le confidenze che Mirto, rinchiuso nel carcere bresciano di Canton Mobello, aveva fatto all'ex compagno di cella. «Mirto mi ha raccontato che quella sera lui, Paola e Silvia preparano dei muffin e riempiono quello destinato a Laura di benzodiazepine. Lei lo mangia però non crolla come previsto nei primi 10 minuti: aveva un fisico forte. Alla Ziliani sembra non succedere niente e va a letto. Laura a un certo punto è ormai rintronata e va in cucina per prendere da bere dal frigorifero. A quel punto scatta la furia di Silvia che prende da dietro la madre. Laura cade sulla figlia, le salta sopra Paola per tenerla ferma, ma la mamma non muore. Con Mirto le mettono il sacchetto di plastica sulla testa e lo chiudono con una fettuccia e una porzione di prolunga»  ha detto il 50enne condannato per reati fiscali, che annota un dettaglio atroce: «Mirto Milani mi ha detto che c’è il dubbio che sia stata seppellita viva, senza che loro ne fossero certi. Laura aveva convulsioni lunghe». 

La confessione della primogenita

«Con mia madre ho sempre avuto un buon rapporto, trascorrevamo parecchio tempo insieme» ha detto in aula Silvia Zani; pochi minuti dopo però ha sostenuto che la madre voleva avvelenarla con «latte alla candeggina», che lei e Mirto l'avrebbero ingerito.  E rispondendo alle domande della difesa ha detto che sospettavano di tutti i cibi preparati dalla madre, tanto che loro avevano un altro frigorifero. «Quando l'ho uccisa ero convinta al 300 per cento che lei volesse avvelenarci. Ci avrei messo la mano sul fuoco. Ora dopo tanti mesi in carcere, non sono più così sicura» ha aggiunto la ragazza dettagliando le fasi della premeditazione del delitto, dal quale hanno preso spunto da diverse serie tv, Dexter e non solo. Da qui l'idea (poi scartata) di usare piante velenose e il tentativo di avvelenamento della tisana della madre «con del liquido antigelo». 

Avrebbero però voluto farla «sparire in montagna, perché la amava più di noi». Poi la scelta di drogarla con le benzodiazepine mescolate alla torta preparatale per la festa della mamma. «Dopo l'omicidio eravamo  spaventatissimi, ci siamo autocatapultati in una situazione di cui non avevamo il controllo» ha aggiunto la primogenita, che ha cercato di giustificarsi dicendo anche che la madre non accudiva come avrebbe dovuto la figlia mezzana, affetta da una disabilità. Infine ha provato a scagionare il fidanzato: «Quando è intervenuto in camera dove io soffocavo mamma e mia sorella la teneva ferma, credo che mia mamma fosse già morta. È quanto ho rielaborato dopo mesi di carcere».

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