Nomentano, 17enne morta dopo essersi lanciata nel vuoto: il giallo del palazzo
Ai microfoni della trasmissione la madre racconta quel maledetto giorno, quando non l'ha vista scendere dal pullman e si è preoccupata perché non rispondeva al telefono. A un'amica aveva detto che sarebbe rientrata entro le 14 dopo aver fatto una cosa importante. Da Orvieto aveva preso un treno per Roma Tiburtina, per poi salire al settimo piano del palazzo in via Agrigento, lo stesso nella cui intercapedine è stata trovata in fin di vita. La famiglia crede che non si sia suicidata, che qualcuno l'abbia spinta.
A sentire un rantolo e dare l'allarme è stato un inquilino del settimo piano che si è affacciato, è corso ai piani sottostanti ed è andato ad avvisare il portiere. «Ero a casa quel giorno, ho sentito un rumore e ho pensato a un incidente all'incrocio e poi c'è stato un lamento flebile, ma ci ho messo qualche minuto a reagire», racconta un'altra inquilina dello stabile.
«Il giorno prima mi ha fatto vedere un borsellino pieno di soldi, c'erano 700 euro», la verità choc di un suo amico. La ragazza e altri minorenni venivano utilizzati come tramite di spaccio di hashish. Quel giorno doveva consegnare i soldi a qualcuno. Lo faceva perché era l'unico modo per essere presa in considerazione. L'amico fa il nome di un uomo e la redazione sceglie di incontrare il sospettato. Sono momenti di tensione e l'uomo su tutte le furie comincia a mettere le mani addosso all'inviato. «È successo che ce l'ho sulla coscienza, levatevi. Io non stavo a Roma e voglio sapere pure io che ca*** è successo».
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