La sera del 19 giugno, sul lago di Garda, era mite e serena. Per questo il video della telecamera di sicurezza di un'abitazione a San Felice del Benaco «è particolarmente nitido», rileva il gip Andrea Gaboardi nell'ordinanza di arresto. Nelle immagini si scorge il gozzo di Umberto Garzarella, 37 anni, e Greta Nedrotti, venticinquenne, cullato dall'acqua e «correttamente segnalato dalle luci di coronamento». Alle 23.24 sulla barca dei due ragazzi plana a una velocità di venti nodi, contro i cinque consentiti, il Riva dei due manager tedeschi Christian Teismann e Patrick Kassen. Il primo è il proprietario, ma è Kassen che ha detto sia al pm il giorno dopo l'incidente, sia mercoledì scorso nell'interrogatorio davanti al gip di essere stato alla guida al momento dell'incidente. «Il video dello schianto non permette di dimostrare chi era ai comandi», affermano gli inquirenti, che si sono basati sulle dichiarazioni dei due tedeschi.
Lago di Garda incidente, Greta poteva essere salvata. E spunta il video dei tedeschi ubriachi
CAMBIO DI POSTO
Il dubbio rimane e non è da poco, visto che Kassen è in carcere a Brescia e Teismann a casa sua a Monaco di Baviera.
LA LAUREA DI GRETA
Nel frattempo è arrivato il mandato di cattura internazionale nei confronti di Kassen, ma per gli avvocati Patrizia Scalvi e Caterina Braga, che assistono la famiglia Nedrotti, non è sufficiente: hanno scritto di nuovo ai pm sollecitando provvedimenti restrittivi anche per Teismann, vicepresidente di una multinazionale dell'informatica e indagato a piede libero, evidenziando anche verso di lui «profili di colpa e responsabilità pesanti, che derivano da una condotta a sua volta gravissima». Perché, se davvero non era lui alla guida, non ha impedito a Patrick Kassen di mettersi al comando in «conclamato stato di ebbrezza», come ha ricostruito il giudice. La «smodata e irresponsabile assunzione di alcol da parte dei due amici», rimarca il gip, inizia alle tre del pomeriggio di quel sabato, quando i due vengono immortalati in foto «intenti a consumare, con mal riposta soddisfazione, una bottiglia di champagne». Poi altro prosecco, limoncello e vodka, «in un crescendo etilico terminato ben oltre il momento della sciagura». Entrambi ubriachi e nessuna certezza su chi conducesse il Riva che ha ucciso Umberto e Greta. La verità può lenire il dolore ed è ciò in cui sperano i genitori dei due giovani. Mentre le amiche di Greta chiederanno al rettore dell'Università di Brescia di completare per lei il ciclo di studi. Le mancavano due esami, uno avrebbe dovuto sostenerlo cinque giorni fa.
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