L'Aquila, la vergogna delle scuole aule ancora inagibili tra ponteggi e calcinacci

L'Aquila, la vergogna delle scuole aule ancora inagibili tra ponteggi e calcinacci
di Angelo De Nicola
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Domenica 7 Aprile 2019, 16:25 - Ultimo aggiornamento: 16:30

Se nel post sisma dell'Aquila una vergogna c'è, quella sono le scuole non ricostruite. A dieci anni dal 6 aprile 2009, sono ancora 32 le scuole del Comune dell'Aquila e di ogni ordine e grado che si trovano all'interno dei Musp, i Moduli a uso scolastico provvisorio, consegnati tra il settembre e il novembre di quel 2009. A oggi solo gli istituti della Dottrina Cristiana e delle Suore Micarelli sono rientrati negli edifici in muratura ricostruiti dopo il terremoto. Due istituti privati, dunque. Per le scuole pubbliche la ricostruzione sarà, invece, ancora molto lunga. Su 59 scuole, 31 sono state danneggiate e ben 30 sono da ricostruire, alcune da abbattere e rifare, altre saranno delocalizzate. Un quadro drammatico.

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IL RICHIAMO
Eppure, come ha sottolineato il ministro alla Pubblica istruzione, Marco Bussetti, l'altro giorno nella sua visita all'Aquila, «dalla scuola riparte la vita. Proprio la scuola ha saputo mantenere viva L'Aquila, in quel drammatico post sisma, dando forza in un momento disperato. L'istruzione è fondamentale: dà senso d'identità, d'appartenenza, lega gli studenti». Riferendosi, il ministro, a quella miracolosa prima campanella, nel settembre del 2009, grazie appunto ai Musp. Che, da provvisori, oggi sono diventati la normalità.

IL TEMPO
Ne sa qualcosa Silvia Frezza, insegnante e componente della commissione Oltre il Musp nata nel 2011 per cercare di dare un'accelerata al processo di ricostruzione della scuola della frazione di Sassa, a est dell'Aquila. «Il provvisorio -dice- è ormai definitivo e questo è davvero triste. I nostri bambini non hanno mai frequentato scuole in muratura. Sono una generazione svantaggiata, penalizzata, la cui dignità di piccoli cittadine e cittadini viene calpestata così come il loro diritto di avere una scuola vera». Dieci lunghi anni per bambini, ragazzi e insegnanti, trascorsi dentro grandi scatole di lamiera che avrebbero dovuto essere provvisorie e invece sono diventate la normalità. Non è il massimo.

DIVISIONI
E ne sanno qualcosa gli studenti e gli insegnanti (ma anche i genitori) del glorioso Liceo Classico D. Cotugno. Un istituto, ora Convitto che raggruppa vari indirizzi, non solo il Classico che è uno spezzatino tra ben cinque sedi, tutte Musp (alcuni, per giunta, in coabitazione con altre scuole) e dislocate qua e là per la città. «Gli ultimi anni- spiega la preside, la battagliera Serenella Ottaviano- sono stati e sono faticosi ma noi lavoriamo sempre con passione e ammiro questa comunità che nonostante tutto ha fatto tante cose, tanti progetti, la qualità non è mai venuta meno. Dal mio punto di vista tengo molto a risolvere i problemi, piuttosto che a lamentarmi. Lottiamo però e continueremo a farlo sino a che i nostri studenti non avranno una loro sede, ho 1.200 ragazzi che considero figli miei, ho un dovere istituzionale e lo porto avanti per assicurare i risultati dal punto di vista didattico, educativo e del benessere. Questa scuola merita tanto».

IL CASO
Ma il simbolo della mancata ricostruzione, anche se ora la vicenda pare essersi sbloccata, è la storica scuola elementare De Amicis, in centro storico, la cui facciata da dieci anni è un mare di tubi innocenti. Una storia impantanata in anni e anni di ricorsi, pronunciamenti di Tar e Consiglio di Stato per ultimo. Questo ha impedito la rinascita di un edificio che ha ben 600 anni di vita visto che nacque come ospedale fondato da San Giovanni da Capestrano significativamente attiguo alla basilica (rinata) di San Bernardino.
A finanziare la ricostruzione hanno contribuito le cantanti Fiorella Mannoia, Gianna Nannini, Laura Pausini, Elisa e Giorgia, che hanno raccolto 1,5 milioni di euro e che più volte in questi anni hanno fatto appello affinché il tutto si sbloccasse. Niente, la burocrazia è stata più forte anche delle loro voci.
 

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