Pirateria digitale, l'allarme degli editori: «Fenomeno in aumento, 322mila furti al giorno»

Rapporto Ipsos: solo per i libri danno da 771 milioni

Pirateria digitale, l'allarme degli editori: «Fenomeno in aumento, 322mila furti al giorno»
di Diodato Pirone
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Mercoledì 30 Marzo 2022, 07:13

In Italia la pirateria digitale di libri e giornali è in crescita (+5% sul 2019) e viene praticata da oltre la metà dei professionisti e dall'81% degli studenti universitari, ovvero dai segmenti culturalmente più preparati della popolazione. Un fenomeno di massa, perché nel 2021 gli atti di pirateria sono stati ben 322.000 al giorno con danni pesantissimi quantificati in 771 milioni di euro per i libri cui si aggiungono 250 milioni per i quotidiani come stimato dalla Fieg (Federazione degli editori dei giornali).

APPELLO GENERALE
I dati sulla diffusione della pirateria digitale emergono da una indagine condotta dall'Ipsos per l'Associazione italiana degli editori (Aie) che è stata presentata durante un incontro tenuto al ministero della Cultura a Roma.
La portata del fenomeno è allarmante perché - come ha spiegato Ricardo Franco Levi, presidente dell'Aie - i libri piratati mandano in fumo il 31% dell'intero fatturato del settore, danneggiano l'economia del Paese sottraendo al Pil 1,88 miliardi e impediscono la creazione di 13.100 posti di lavoro, compresi quelli dell'indotto.

Tutto questo perché gli investimenti e il talento delle persone che lavorano nel settore vengono umiliati da enormi quantità di fotocopie illegali, file digitali messi in circolazione ignorando ogni limite, scambi di password sugli abbonamenti.

Il dettaglio dei dati Ipsos-Aie è impressionante. La saggistica ci rimette 36 milioni di copie e 423 milioni di fatturato. L'editoria universitaria vede andare in fumo 6 milioni di libri e 230 milioni di fatturato. Le pubblicazioni per i professionisti (banche dati comprese) poi sono una via crucis: 2,8 milioni di copie in meno e mancata creazione di valore per 118 milioni. Anche per i quotidiani, come detto, i danni quantificati dal presidente della Fieg Andrea Riffeser Monti sulla base di una ricerca del 2020 sono gravosi e ammontano a circa 250 milioni.
La perdita di posti di lavoro e la mancata valorizzazione del talento di chi lavora nel settore sono fenomeni molto preoccupanti anche per Giuseppe Moles, sottosegretario con delega all'editoria, che si è detto preoccupato. «Il lavoro va difeso - ha detto Moles - I prodotti frutto dell'ingegno sono un valore e come tali vanno sostenuti. Bisognerebbe pensare a un'azione collettiva da affiancare alla necessaria azione repressiva. Dovremmo lavorare tutti insieme a una educazione digitale che porti a un utilizzo sano degli strumenti digitali».
Già, ma chi sono i pirati? In grande maggioranza si tratta di universitari e professionisti. «Persone che nella grandissima maggioranza dei casi - ha sottolineato Levi - non possono accampare alibi economici o negare le conseguenze del loro comportamento». Che fare, dunque? Secondo gli editori da una parte occorre varare incentivi alla domanda, perché accompagnare i giovani all'acquisto di un prodotto editoriale li spinge verso comportamenti virtuosi, e dall'altra premere l'acceleratore su multe, sequestri e chiusure di canali di diffusione illegale di testi. La collaborazione di Agcom, l'Autorità che regola il settore, e della Guardia di Finanza resta un tassello fondamentale.
 

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