Johnny lo Zingaro evade di nuovo: non è rientrato a Sassari dopo un permesso premio

Johnny lo Zingaro evade di nuovo: non è rientrato a Sassari dopo un permesso premio
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Domenica 6 Settembre 2020, 20:23 - Ultimo aggiornamento: 7 Settembre, 14:41

Giuseppe Mastini, 60 anni, l'ergastolano conosciuto come Johnny lo Zingaro è evaso ancora una volta. È stata diramata una nota di ricerca a tutte le forze dell'ordine. Mastini era in permesso premio e doveva fare rientro in carcere a mezzogiorno, ma a Bancali non è tornato. Era rinchiuso da luglio del 2017 nel carcere di massima sicurezza di Sassari, dopo la precedente evasione avvenuta il 30 giugno del 2017, dal penitenziario di Fasano (Cuneo). Anche in quella occasione era uscito, godendo del regime di semilibertà, e non aveva fatto rientro. La stessa cosa è accaduta oggi.

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La incontrava in un bar di via Roma, a Fossano.

Tutte le sere prima di far ritorno in carcere, dopo il lavoro. Aveva una relazione Johnny lo Zingaro, al secolo Giuseppe Mastini, l'ergastolano di 57 anni di cui da venerdì mattina non si hanno più notizie.



Ira polizia. «Autore di numerose rapine a mano armata, coinvolto nel processo per l'omicidio di Pierpaolo Pasolini condannato per altri due due omicidi, tra cui quello dell'agente Michele Giraldi del commissariato romano 'X Tuscolanò, oggi Giuseppe Andrea Mastini, detto Johnny lo zingaro ancora una volta non è rientrato da un permesso premio. Eppure questo ergastolano durante un permesso premio nel 2014 si era già reso responsabilità di irregolarità e nel 2017 aveva fatto esattamente la stessa cosa». Così Vincenzo Chianese, Segretario generale di Es Polizia, che si accalora commenta l'evasione di Mastini. «La normativa che consente di di uscire dal carcere anche a persone che palesemente non dovrebbero poter circolare va assolutamente cambiata - sottolinea il sindacalista - e non solo per evitare che i familiari delle vittime ogni volta che accadono certe cose avvertono di nuovo lo stesso dolore, ma anche perché la sensazione di impunità che c'è nel nostro Paese mina profondamente la credibilità dello Stato».

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