Jesolo Sand Nativity: il vescovo ucraino inaugura le "Sculture della pace"

Storia e attualità si intrecciano

Artisti al lavoro per la creazione delle sculture in sabbia
di Valeria Arnaldi
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Mercoledì 7 Dicembre 2022, 12:06

«La pace si costruisce insieme». È stato un messaggio chiaro, un appello a sostegno, fratellanza e aiuto, quello che, dall’inizio dell’aggressione russa in Ucraina, ha mandato monsignor Oleksandr Jaszlovec’ki, vescovo ausiliare di Kiev, che spesso si è fatto “voce” del dramma della guerra. Quell’invito alla fratellanza questa settimana troverà casa - ed eco - a Jesolo: sarà proprio l’episcopo ucraino, domani, 8 dicembre, al fianco del patriarca di Venezia Francesco Moraglia, a inaugurare la ventesima edizione di Jesolo Sand Nativity, appuntamento che, dal 2002, dopo l’estivo Festival Internazionale delle Sculture di Sabbia, riunisce, sotto la direzione artistica di Richard Varano, i migliori scultori di sabbia del mondo nel comune della città metropolitana di Venezia e che, nel 2018, con una creazione in piazza San Pietro, incantò anche papa Francesco. In occasione dell’inaugurazione, poi, il vescovo riceverà dal patriarca la “Luce di Betlemme”, tradizione nata nel 1986, che tramite le Associazioni Scout dei singoli Paesi, diffonde la fiammella accesa nella Grotta di Betlemme e che, quest’anno, dunque, da Venezia arriverà a Jesolo e poi in Ucraina.

Il vescovo ucraino parteciperà a più eventi legati alla manifestazione, allestita per la prima volta nella nuova sede di piazza Brescia: ad anticipare l’inaugurazione, oggi, incontrerà il Consiglio Comunale, parteciperà a una messa con il patriarca e sarà protagonista del dibattito “Essere comunità cristiana sotto le bombe”.

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Saranno proprio le “Sculture di Pace” - dieci le monumentali opere scolpite in piramidi di sabbia - a rafforzare, tra bellezza e meraviglia, il messaggio dell’iniziativa e dell’incontro. Opera dopo opera, scena dopo scena. Simbolo dell’edizione 2022, il leone alato di Marco Martalar, realizzato con sabbia delle Dolomiti e sfridi di legno dalla tempesta Vaia, ad annunciare la nascita di Gesù. Accanto alla Natività - scolpita da Radovan Zivny della Repubblica Ceca, Slava Borecki dalla Polonia e Vadim Gryadov dall’Olanda - infatti, sono tanti i temi affrontati dagli artisti. Così, l’olandese Susanne Ruseler e il canadese David Ducharme hanno deciso di scolpire l’Ultima cena, ispirandosi al Cenacolo di Leonardo da Vinci.

E, soprattutto al tema della pace. « Vi lascio la pace, vi do la mia pace», come si legge nel Vangelo di Giovanni, è il dono lasciato da Gesù nel corso dell’ultima cena con i discepoli. Ed è questo lo spunto scelto dagli artisti. Così, il messaggio viene monumentalizzato nella sabbia, acquisendo nuove sfumature. Nel materiale c’è il rimando alla natura effimera della pace. E, nell’imponenza della creazione, c’è il richiamo alla necessità dell’impegno dell’uomo: intellettuale, emotivo, concreto.

Storia e attualità si intrecciano nelle architetture de “La Città di Gerusalemme”, della lituana Agnese Rudzite-Kirillova, che guarda alla città - santa per Cristiani, ebrei e musulmani - come regno dell’incontro. Al dialogo guardano anche Hanneke Supply e Jakub Zimacek Kuba Libre, provenienti rispettivamente da Belgio e Repubblica Ceca, per “L’incontro tra Francesco d’Assisi e l’Islam”, ossia tra il santo e il sultano di Egitto al-Malik al-Kamil, avvenuto nel 1219, per concordare la pace tra crociati e musulmani allora in guerra per la città santa di Gerusalemme. Ecco allora che torna, portante, forte e profondo, il tema della pace, da ricercare, progettare, costruire. E di nuovo, storia e attualità si fondono. A richiamare l’episodio come spunto di riflessione è stato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, lo scorso 4 ottobre ad Assisi per le celebrazioni di san Francesco: «È la sincera volontà di dialogo ciò cui sono chiamati anzitutto i Paesi e le istituzioni, per garantire futuro all'umanità». E ancora, “La pace tra Dio e gli essere viventi” del portoghese Pedro Mira, “Il profeta Isaia, messaggero di pace” di Enguerrand David dal Belgio. E ancora, dall’Olanda, “La parola di Pace di Gesù” di Marielle Heessels, “La cattura di Gesù” di Helena Bangert e “La tregua di Natale”, di Baldrick Richard Buckle, che rimanda alle tregue non autorizzate tra le truppe britanniche e quelle tedesche durante il primo conflitto mondiale. Ad essere celebrata, nelle opere, è anche “La luce della pace”, firmata dall’italiana Michela Ciappini. Sono più suggestioni e incanti, dunque, a fondersi nelle opere. Perché, come diceva Borges, «Tutto è costruito sulla sabbia, nulla è costruito sulla pietra, ma dobbiamo costruire come se la sabbia fosse pietra». Anche la pace. 

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