Jennifer, uccisa a 26 anni dal fidanzato. La mamma a Domenica In: «Mi urlò aiutami, mi sta ammazzando»

Jennifer, uccisa a 26 anni dal fidanzato. La mamma a Domenica In: «Mi urlò aiutami, mi sta ammazzando»
di Simone Pierini
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Domenica 21 Ottobre 2018, 17:27 - Ultimo aggiornamento: 18:47

«Mamma aiutami, mi sta ammazzando». Jennifer Sterlecchini è stata uccisa a 26 anni con 17 coltellate dall'ex fidanzato, Davide Troilo, 30 anni. Il femminicidio di Pescara, avvenuto nel dicembre del 2016. La mamma Fabiola è stata ospite a Domenica In da Mara Venier e ha ripercorso quel giorno. Jennifer aveva lasciato il fidanzato, col quale conviveva. Stava traslocando per tornare a casa e la mamma aveva deciso di accompagnarla. Non temeva ciò che sarebbe accaduto, ma per scrupolo ha pensato che fosse meglio andare con lei. Ma non è riuscita a evitare la tragedia. 
 

 


Jennifer uccisa a 26 anni dall'ex fidanzato per un tablet conteso​

L'ultimo grido di Jennifer, uccisa a 26 anni dall'ex fidanzato



Una volta dentro, i due iniziano a dividere le proprie cose. E inizia anche la discussione, che ben presto si trasforma in lite e poi in colluttazione. Il ragazzo chiude la porta d'ingresso a chiave, lasciando fuori la madre della 26enne. Spunta fuori un coltello e, in pochi minuti, si consuma l'omicidio. La mamma sente le urle della figlia che invoca aiuto. «Mamma aiutami, mi sta ammazzando», il grido d'aiuto di Jennifer.



La donna racconta a Domenica In come non aveva avuto avvisaglie di ciò che sarebbe potuto accadere. «Lui era separato e aveva un bambino, io non ero d’accordo sulla loro relazione. Ci fu una rottura tra me e Jennifer perché lei decise di andare a vivere con lui dopo soli 15 giorni. Non ho accettato subito la cosa. Tuttavia mia figlia stava bene con lui. Davide mi scriveva messaggi in cui mi diceva che lei sarebbe stata felice».
 


Presente in studio anche il fratello Jonathan, un dj che con Jennifer condivideva la passione per la musica. «Jennifer sprigionava un’allegria contagiosa. Cantavamo insieme al karaoke, stavamo ore a farlo. Mi manca vederla nelle mie serate, ormai ci ero abituato, mi manca sentirla ridere. Mi manca tutto». Mara Venier legge anche un post di Jonathan, scritto a un anno dall'omicidio della sorella. I due erano molto uniti. Avevano vissuto il dramma del suicidio del padre. «Una mattina ti alzi i carabinieri vengono a casa e ti dicono “ragazzo forse è meglio che vieni con noi,forse abbiamo trovato tuo padre sotto un ponte”.. quel ponte era alto 38 metri, tu papà che avevi paura di affacciarti dal primo piano..e si era proprio lui,non l’ho salutato e non saprò MAI perchè l’ha fatto..(dai convivici). In una tarda mattinata poco prima di pranzo,ti arriva un’altra chiamata “jo forse è il caso che vieni a casa di tua sorella sta succedendo qualcosa”.. Quel “qualcosa” significa,massacrata di botte con la mandibola rotta,non solo, e 17 coltellate (nonostante ciò non è morta subito,quindi ha pure sofferto)..non ho salutato nemmeno lei.(dai convivici). In questi anni tutti mi fanno e ci fanno la stessa domanda “ma come fai,come fate ad andare avanti..?!”». 



 

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