Istat, crollo delle nascite per effetto del Covid: 10mila in meno. Più 49% morti a marzo

Istat, crollo delle nascite per effetto del Covid: 10mila in meno. Più 49% morti a marzo
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Venerdì 3 Luglio 2020, 11:17 - Ultimo aggiornamento: 13:11

Crollo delle nascite, 10mila in meno nei prossimi mesi. Aumento delle diseguaglianze e della disoccupazione con sempre più aziende che pensano ai tagli. La pandemia ha colpito gli strati più fragili della popolazione, rivela l'Istat nel rapporto annuale, tra cui giovani e donne. Tra gli anziani il maggior numero di vittime, a marzo i morti sono aumentati di oltre il 46 per cento. É il quadro che emerge dal rapporto, la fotografia di un paese che ha pagato molto l'emergenza sanitaria i cui effetti si sentiranno ancora a lungo.


LE NASCITE
«La rapida caduta della natalità potrebbe subire un'ulteriore accelerazione nel periodo post-Covid. Recenti simulazioni - si legge nel rapporto -  che tengono conto del clima di incertezza e paura associato alla pandemia in atto, mettono in luce un suo primo effetto nell'immediato futuro; un calo che dovrebbe mantenersi nell'ordine di poco meno di 10mila nati, ripartiti per un terzo nel 2020 e per due terzi nel 2021». E La prospettiva peggiora se si tiene conto dello choc sull'occupazione.
«I nati scenderebbero a circa 426mila nel bilancio finale del corrente anno, per poi ridursi a 396mila, nel caso più sfavorevole, in quello del 2021».


LE DISEGUAGLIANZE
Disuguaglianze «significative» solcano il nostro Paese. E, avverte l'Istat nel Rapporto il Covid rischia di accentuarle, allargando i divari esistenti, con una 'scala socialè nella quale è più facile scendere che salire. Il mercato del lavoro si restringe - il 12% delle imprese pensa di tagliare - proprio per le fasce più deboli, giovani e donne. La didattica a distanza vede in svantaggio bambini e ragazzi del Mezzogiorno che vivono in famiglie con un basso livello di istruzione. La natalità potrebbe scendere ancora, eppure gli italiani i figli li desiderano, due l'ideale. Ma l' Istat sottolinea anche come il Paese abbia reagito. «Il segno distintivo» nel lockdown è stato di «forte coesione». L'Istituto invita a guardare alla criticità strutturali del Paese come «leve della ripresa».


«L'epidemia ha colpito maggiormente le persone più vulnerabili», come «testimoniano i differenziali sociali riscontrabili nell'eccesso di mortalità causato dal Covid-19». Così l' Istat nel Rapporto annuale. «L'incremento di mortalità ha penalizzato di più la popolazione meno istruita». L'Istituto considera, infatti, il livello di formazione un buon indicatore di collocazione nello strato sociale.


LE VITTIME
Dal 20 febbraio al 30 aprile sono stati oltre 28.500: il 53% (15.114) è avvenuto entro marzo mentre il restante 47% ad aprile, con 13.447 decessi Per l'effetto della pandemia i decessi totali subiscono - rileva ancora l'Istituto di statistica - un rapido e drammatico incremento nel mese di marzo (+48,6% rispetto alla media 2015-2019), arrivando a 80.623 (26.350 in più in valore assoluto); ad aprile i morti per il complesso delle cause sono 64.693, ancora superiori di un terzo al periodo 2015-2019. L'incremento più marcato in Lombardia: 188% a marzo rispetto alla media 2015-2019, a seguire ci sono Emilia-Romagna (+71%), Trentino Alto Adige (+69,5%) e Valle d'Aosta (+60.9%). A Bergamo le morti aumentano di quasi 6 volte (+571%); a Cremona e Lodi rispettivamente del 401% e del 377% per poi (quasi) triplicare a Brescia (+292%), Piacenza (+271%) e raddoppiare a Parma (+209%), Lecco (+184%), Pavia (+136%), Pesaro e Urbino (+125%) e Mantova (+123%). Bag


GLI ANZIANI
«Gli anziani sono stati i più colpiti dalla pandemia, quasi l'85% dei decessi riguarda persone over70, oltre il 56% quelle sopra agli 80. Sono dunque i più fragili anche se negli anni hanno visto migliorare sia la salute che la qualità della vita». Così l' Istat nel Rapporto annuale. «Circa un terzo, pari a 2 milioni e 137mila, gode di buona salute, risiede soprattutto nel Nord e dichiara risorse economiche ottime o adeguate», si spiega. Questa fetta «esprime elevati livelli di soddisfazione per la vita nel complesso, frequenta gli amici assiduamente, ha una rete di amici, parenti e conoscenti su cui può contare in caso di bisogno». Si arriva circa alla metà degli ultra-ottantenni se si considerano anche coloro «che stanno discretamente e mantengono buone relazioni con la rete familiare». In sostanza, sintetizza l' Istat, «gli anziani non sono gli stessi di una volta». Basti pensare che «fino a pochi decenni fa, coloro che avevano superato il 65esimo compleanno venivano considerati 'anzianì. Oggi sarebbe difficile ricorrere alla stessa unità di misura, dati i cambiamenti indotti da una speranza di vita in progressivo aumento».


LE OPERAZIONI
In Italia con l'inizio della pandemia «gli interventi chirurgici programmati si sono rapidamente ridotti, fino a segnare un calo dell'80%». La pandemia ha infatti avuto «un significativo» impatto sulla quantità e il tipo di offerta del sistema sanitario italiano e «ne potrebbe influenzare la dinamica e l'organizzazione anche in futuro», rimarca il report. Secondo gli esperti dell'Istituto inoltre «l'inevitabile redistribuzione di risorse e una temporanea riorganizzazione dei percorsi di cura potrebbero avere già avuto un impatto sulla salute dei cittadini, in termini di ritardi diagnostici e di trattamento». Per quanto riguarda la chirurgia oncologica, «per gli interventi alla mammella si osserva una riduzione di circa il 20% nel mese di marzo, con picchi fino al 40% nell'ultima settimana».



LE AZIENDE
«Il problema del reperimento della liquidità è molto diffuso, i contraccolpi sugli investimenti, segnalati da una impresa su otto, rischiano di costituire un ulteriore freno ed è anche preoccupante che il 12% delle imprese sia propensa a ridurre l'input di lavoro». Così l' Istat nel rapporto annuale, in base a un'indagine condotta a maggio. Tuttavia «si intravedono fattori di reazione positiva e di trasformazione strutturale in una componente non marginale del sistema produttivo». Dai dati provvisori sulle forze di lavoro emerge inoltre che i lavoratori in Cig ad aprile - nella settimana di intervista - sono stati quasi 3,5 milioni. E, sempre ad aprile, quasi un terzo degli occupati (7,9 milioni) non ha lavorato. Cresciuti anche i lavoratori in ferie.

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