«In un anno tragico le fotografie hanno saputo darci coraggio e riavvicinarci»

«In un anno tragico le fotografie hanno saputo darci coraggio e riavvicinarci»
di Nicolas Lozito
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Mercoledì 23 Dicembre 2020, 15:48 - Ultimo aggiornamento: 15:49

«Riguardando le foto del 2020 capiamo immediatamente che la normalità non è così scontata: queste immagini sono un mezzo di comunicazione che ci fa capire e apprezzare le cose importanti», spiega Massimo Sestini, uno dei fotoreporter più importanti del nostro Paese. Toscano, classe 1963, è stato attivo in fronti di guerra e crisi internazionali, ma è anche celebre per i suoi scatti dall'alto della grande bellezza delle nostre città (raccolte nel2019 nel libro "L'aria del tempo", pubblicato da Contrasto Books). 


GLI SGUARDI DI CHI RESISTE
Quest'anno Sestini ha rivolto il suo obiettivo verso gli operatori sanitari di alcuni ospedali toscani:
«Persone che amano il lavoro più di chiunque altro: in prima fila ho visto il coraggio e la capacità di resistere. Un insegnamento di grande umanità». Le foto di medici e infermieri, dall'Italia e dal mondo, sono diventate la testimonianza perfetta della capacità delle immagini di «riunirci e avvicinarci anche in un tempo di totale distanza».(Sestini ha realizzato una mostra e un libro sui suoi scatti durante la pandemia, “Indispensabili” per Centro Di editore).

Non solo: le immagini sono stato il tramite per comunicare con i nostri cari lontani o con chi era costretto alla quarantena o al ricovero. Ma anche un tragico promemoria: Sestini ha incontrato molti pazienti nei reparti.

Molti lo fermavano chiedendo una foto: «Un uomo mi ha chiesto Mi raccomando la pubblichi, così i miei famigliari sanno che sto bene. Pochi giorni dopo è mancato».


RICORDI EPOCALI
Così come qualsiasi aspetto della nostra vita, anche le foto sono state «espropriate dal virus», spiega Sestini.
Un anno «brutto, terribile», ma non per questo nel nostro immaginario comune rimarranno solo immagini tragiche. «Ci ricorderemo il Papa in piazza, la bellezza delle strade delle città vuote. Ma anche le famiglie sul balcone con il tricolore. Le bambine di Genova che giocano a tennis tra i palazzi».
Grazie a queste foto abbiamo riscoperto il valore «della nostra quotidianità. Ai primi di marzo vedevamo davanti a noi solo un tunnel scurissimo, ora possiamo dirci più ottimisti».
Sestini sogna le immagini del dopo: «Ritorneranno le foto degli abbracci, del concerto dei Rolling Stones, dei matrimoni del secolo, delle folle felici. Non vedo l'ora di tornare a fotografare una piazza gremita e felice».

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