Interpreti afghani, il Coi li porta in Italia: hanno collaborato con gli italiani, sottoposti a protezione con le famiglie

Interpreti afghani, il Coi li porta in Italia: hanno collaborato con gli italiani, sottoposti a protezione con le famiglie
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Giovedì 17 Giugno 2021, 22:43 - Ultimo aggiornamento: 22:45

Sono arrivati in Italia i primi interpreti afghani che in questi anni hanno collaborato con il contingente italiano a Herat. Ad assicurarne l'arrivo è stato Il Comando operativo di vertice Interforze. Il gruppo è stato inserito, con la propria famiglia, in un programma di protezione per evitare eventuali vendette o ritorsioni - qualora fossero rimasti nel loro paese - una volta che la missione si sarà definitivamente conclusa. «L’Italia non dimentica chi in questi anni in Afghanistan ha collaborato con i nostri militari», ha sottolineato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini all'arrivo in Italia del primo aereo con a bordo 83 tra collaboratori civili afghani e relative famiglie, atterrato questa mattina presso l'aeroporto di Fiumicino. «“Quello degli interpreti afghani è un tema che ci è stato sempre particolarmente a cuore – ha aggiunto il ministro – e l’Italia procederà gradualmente al trasporto umanitario del personale civile afghano che ha supportato nel tempo il contingente italiano anche nel periodo antecedente all’operazione Resolute Support. Ringrazio il ministero degli Esteri e quello dell'Interno per il lavoro congiunto che sulla questione stiamo facendo insieme».

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Operazione Aquila

L’operazione denominata Aquila, pianificata e diretta dal Comando operativo di Vertice Interforze (COI), comandato dal generale Luciano Portolano, ha lo scopo di trasferire in Italia circa 270 civili afgani, tra collaboratori e familiari, per i quali si ha chiara evidenza del rapporto lavorativo prestato a favore del contingente italiano.

Per altri 400 afghani circa è in corso l’accertamento per l’effettivo rapporto di collaborazione. Questo personale verrà progressivamente trasferito in Italia dove, dopo il previsto periodo di quarantena legato all'emergenza Covid-19, verrà preso in carico dal ministero dell’Interno per il successivo inserimento nella rete di accoglienza e integrazione. L'operazione Aquila era stata preannunciata proprio da Guerini quando l’8 giugno scorso, in un hangar dell'aeroporto di Herat, con il capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli, il comandante del Coi, generale Portolano, e il comandante della brigata Folgore, attualmente schierata in Afghanistan, generale Beniamino Vergori, ha preso parte alla cerimonia di ammaina bandiera del tricolore italiano. In quella circostanza, due degli interpreti avevano spiegato che confidavano nel pieno sostegno e nella protezione italiana. Una operazione, questa degli interpreti, che si inserisce nella più ampia fase di rientro da Herat e anche da Kabul.

Il Coi ha pianificato l'intera operazione, coordinandosi con la Farnesina e il Viminale, affidandola poi al personale del Joint headquarters. Gli arrivi saranno scaglionati: dopo i primi 83 collaboratori civili (19 nuclei familiari) arrivati lunedì, gli 89 (20 nuclei familiari) di mercoledì, domani ne giugeranno a Fiumicino altri 74 (17 nuclei familiari), fino a completare questa prima fase relativa ai 270 la cui collaborazione è stata pienamente verificata dalle autorità militari italiane. Poi sarà la volta degli altri afghani, man mano che la verifica verrà effettuata.

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