Truffe, spionaggio, furto di credenziali e di identità, esfiltrazione di dati tramite malware: i continui collegamenti in rete accentuati dalla pandemia, hanno sviluppato l'estro dei pirati del web. A rimetterci è stata soprattutto l'informazione che ha avuto un brusco contraccolpo. E proprio sull’ “infodemia” - neologismo inserito nella Treccani per indicare la circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza - si è incentrata #SocialCom21, la Comunicazione al tempo dei Social, annuale appuntamento in collaborazione con la Camera dei Deputati, aperto dal presidente Roberto Fico.
Il "conflitto ibrido"
Tra panel, tavole rotonde, interventi di ministri ed esperti, un aspetto, fino ad ora rimasto confinato agli addetti ai lavori, è emerso con chiarezza: l’infodemia fa parte a pieno titolo del “conflitto ibrido”, che supera l’ambito militare per utilizzare lo spazio cyber e massive campagne di disinformazione, soprattutto tramite i social media, con lo scopo di controllare la politica o la narrazione di eventi. E ad affermarlo è stato Luciano Carta, generale della Guardia di finanza (di cui ha guidato i reparti speciali), ex direttore dell’Aise, il servizio segreto estero, da maggio 2020 presidente di Leonardo, la principale azienda italiana di spazio, difesa e sicurezza.
«Le tecnologie digitali hanno determinato una vera e propria rivoluzione: nel campo della sicurezza economica, per esempio, si è arrivati a studiare la correlazione tra intelligenza artificiale e le condotte illecite.
Anche Leonardo vittima di disinformazione
Anche Leonardo è rimasta vittima di una colossale operazione di disinformazione quando, all’indomani della sconfitta di Trump, sui social è cominciata a rimbalzare la notizia di una cospirazione, alla quale avrebbe preso parte l’azienda italiana, per favorire Biden. «Una narrazione inverosimile e paradossale - sottolinea ancora il generale -, vista anche l’impossibilità tecnica di quanto veniva denunciato: trasferire i voti da un candidato all’altro attraverso satelliti! Abbiamo subito monitorato attentamente i social e poi abbiamo presentato denuncia all’autorità giudiziaria. E’ la dimostrazione di come una notizia deliberatamente falsa possa essere usata a fini politici o di destabilizzazione».
Erano quelli i giorni dell’assalto a Capitol Hill e, dai recenti risultati delle indagini condotte negli Usa, è ormai chiaro che la notizia del presunto (e falso) complotto, all’insegna dell’#ItalyDidIt, fosse stata pianificata a tavolino. Secondo Carta «c’è tuttavia una questione più profonda, che attiene al rapporto tra l’informazione e i sistemi democratici. Il termine post-verità non è nuovo: risale ad almeno 6 o 7 anni fa. La tendenza ad affermazioni ambigue che crea un ambiente ricettivo per le fake news va inquadrata anche nella progressiva perdita di fiducia nelle istituzioni o nelle narrazioni ufficiali.
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Il rapporto del Censis
Non è da sottovalutare il recente rapporto del Censis secondo cui il 5,9% di italiani, tre milioni di persone, dichiara che il Covid non esiste, mentre il 5,8% ritiene che la terra sia piatta. Ciò che caratterizza le minacce ibride nell’ambito del cyberspazio è la capacità di utilizzare, contemporaneamente, massive campagne di disinformazione con l’uso di social media per controllare la politica e la narrazione di eventi, per radicalizzare o per reclutare coloro i quali possono a loro volta divenire veicoli di minacce ibride. L’antidoto a tutto questo? Risiede - conclude l'alto ufficiale che, per sette anni, è stato a capo dell'ufficio stampa della Guardia di finanza - principalmente in una maggiore responsabilizzazione dei giornalisti. Come ci ricorda tuttora Sergio Lepri, storico direttore dell’Ansa, ultracentenario lucido e sagace, devono offrire sempre un’informazione “accurata, completa e imparziale”».
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