Bologna, rimane incinta dopo un tumore con ovuli congelati 14 anni fa: la storia di Giovanna

Significa che si può contare su una banca di ovociti forti e tenaci

Bologna, rimane incinta dopo un tumore con ovuli congelati 14 anni fa: la storia di Giovanna
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Sabato 29 Ottobre 2022, 12:15 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 22:00

Una donna 14 anni fa decise di far congelare i propri ovociti, poi ha scelto di donarli e il suo gesto ha permesso a un'altra donna, reduce da una battaglia vittoriosa contro un cancro al seno, di rimanere incinta. Giovanna, 41 anni, ora aspetta due gemelli ed è la prima volta al mondo che si documenta la fertilità di ovociti crio-conservati e vitrificati così a lungo (mentre per gli embrioni si sono registrati anche tempi maggiori), spiega l'Irccs Policlinico Sant'Orsola di Bologna, che ha seguito la donna con la struttura 'Infertilità e procreazione medicalmente assistità diretta dalla professoressa Eleonora Porcu.

«Voglio lanciare un messaggio di speranza e di tenacia alle donne: non arrendetevi mai, anche se un oncologo vi dice che non diventerete mai madri», dice all'ANSA Giovanna, operata quando aveva 33 anni e che dopo i cicli di chemioterapia per sei volte tentò di avere un figlio con le procedure di procreazione medicalmente assistita, «ma non funzionavano perché il mio corpo era danneggiato dalle terapie».

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«In Italia - prosegue - la donazione di ovuli è ancora un tabù, per molte donne significa non essere mamma al cento per cento.

Ma questo non è vero. L'ovodonazione invece è una grande opportunità perché dà la possibilità di diventare mamma a donne che subiscono cure pesanti». «Ô un caso particolare che per noi è sinonimo di progresso, successo e speranza - spiega la professoressa Porcu - Per la prima volta dimostriamo che gli ovociti vitrificati e crio-conservati hanno un elevato potenziale riproduttivo. Questo denota il successo della procedura che utilizza azoto liquido a una temperatura di -196 gradi: li mantiene intatti e fertili al lungo. E significa, più di tutto, che le pazienti oncologiche che stanno affrontando cure difficili e spesso molto lunghe, possono contare su una banca di ovociti forti e tenaci e su un protocollo efficace: quindi hanno speranza di rimanere incinta al termine delle cure, a prescindere dall'età». 

La storia di Giovanna, spiega il Policlinico, è rassicurante e incoraggiante soprattutto in ambito di onco-fertilità, ma anche per tutte le altre donne che hanno bisogno e desiderio di intraprendere un percorso di procreazione medicalmente assistita. L'efficienza prolungata della procedura di vitrificazione, inoltre, offre maggiore flessibilità a tutti i programmi di donazione degli ovuli: le donne che congelano gli ovuli al Policlinico, infatti, possono scegliere spontaneamente di donare gratuitamente ad altre donne gli ovuli non utilizzati. «Grazie a questa scelta solidale e a questi importanti risultati sarà possibile includere e supportare molte più donne in questo percorso con alte probabilità di successo e quindi di nuove gravidanze», continua l'azienda ospedaliera.

Un impegno partito nel 1991, dal 2019 quello del Sant'Orsola è diventato il centro di riferimento regionale per i pazienti oncologici, oltre che uno dei più importanti a livello nazionale. All'Irccs ad oggi sono stati realizzati 4.000 mila cicli di congelamento degli ovociti, oltre 3.600 cicli di scongelamento e la nascita di più di 500 bambini. Una donna su tre è il rapporto di donne che sono riuscite a rimanere incinta negli ultimi 25 anni con il supporto della struttura del Sant'Orsola e attraverso la crioconservazione dopo una terapia oncologica. E sempre qui, in questi 25 anni, più dell'80% degli ovociti è sopravvissuto al congelamento.

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