«Siamo a 220 km/h, ci aspetta la droga»: la diretta choc, poi lo schianto mortale

«Siamo a 220 km/h, ci aspetta la droga»: la diretta choc, poi lo schianto mortale
di Claudia Guasco
3 Minuti di Lettura
Lunedì 20 Maggio 2019, 09:11 - Ultimo aggiornamento: 11:14


MILANO La macchina lanciata a 220 all'ora in autostrada, sabato notte, sotto la pioggia. Senza paura, né senso del limite. Una prova estrema da mostrare a tutti, con un video in rete che diventerà il testamento dei due amici Luigi Visconti, 39 anni originario di Napoli, e Fausto Dal Moro, parrucchiere padovano trentaseienne.

Il drammatico schianto sull'A1

SFIDE SOCIAL
È lui, seduto al posto del passeggero, a documentare e postare l'impresa su Facebook: «Facciamogli vedere a quanto andiamo... siamo solo ai 200, faglielo vedere a quanto andiamo - dice Luigi, al volante - Va sempre a cannella, questa macchina è un mostro... non si muove. Piove... 220... ora stiamo facendo i 220». Niente li può fermare. «C'è la strada pulita, si va... Ci fermiamo in Autogrill? No, ci sta aspettando la droga e il resto». Che sarà solo il buio. Perché la Bmw 320 sfugge al controllo di Fausto Dal Moro, va a sbattere più volte contro il guardrail di destra e di sinistra della carreggiata della A1, all'altezza di Modena, per poi finire accanto alla corsia di sorpasso. I due amici scendono e, forse storditi, vengono falciati e uccisi da due vetture che stavano arrivando. Una morte in diretta, alla ricerca di imprese estreme da immortalare.



C'è il balconing, gettarsi in piscina dai balconi delle camere d'albergo, il binge drinking, bere shot di superalcolici tutti d'un fiato. C'è chi abbandona lo sterzo dell'auto a velocità folle e chi cavalca una macchina in corsa come se fosse una tavola da surf. Sempre facendosi riprendere. Dal 2011 al 2017, nel mondo, sono morte 259 persone in 137 incidenti causati da un selfie. L'ultimo quattro giorni fa a Jesolo: un tedesco di 47 anni ha perso la vita scivolando da un pontile. Ad aprile Sydney Paige Monfries, una ventiduenne di Portland, nell'Oregon, per realizzare la foto perfetta è precipitata dalla torre dell'orologio della Fordham University. Lo scorso luglio a Misano quattro ragazzi, tra i 18 e i 21 anni, due maschi e due ragazze, si sono seduti (e fotografati) a cavalcioni dei binari: i vigili li hanno trascinati via dalla massicciata pochi secondi prima del passaggio del Frecciabianca. Non hanno avuto altrettanta fortuna, nel 2016, un quindicenne di Brescia e un ventenne di Napoli. L'età media dei morti da selfie è di 22 anni, il 72,5% maschio. È un'emergenza sociale, spiegano gli esperti, con ragazzini dai 14 ai 18 anni che percorrono contromano in bici le rotatorie o, come a Fano, si stendono sulla carreggiata e vengono illuminati soltanto dai fanali delle auto. Ripresi dagli amici coi cellulari, si alzano pochi istanti prima di essere schiacciati delle macchine.

PROVE DI CORAGGIO
Le sfide social dilagano nel web e l'effetto collaterale più grave è l'emulazione. Il 18% dei ragazzi ha preso parte a una catena social e il 50% è stato chiamato a partecipare, indicano i dati dell'Osservatorio nazionale adolescenza. Un selfie sul grattacielo o una corsa in moto diventano una sfida alla morte. Un adolescente su dieci si fa selfie pericolosi e oltre il 12% è stato sfidato a fare uno scatto da brivido, tanto che in Italia gli incidenti ferroviari mortali sono aumentati del 63%. La Russia, al secondo posto per morti da selfie dopo l'India, tre anni fa ha promosso una campagna con lo slogan «Anche un milione di like sui social non vale la vostra vita», con immagini delle «cattive idee per uno scatto». Ma a fine marzo Karina Baymukhambetova, 15 anni, è morta investita da un treno merci a Orsk mentre si riprendeva sui binari. Al cugino che ha provato a metterla in guardia ha detto: «Non aver paura di nulla nella vita».

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA