L’Italia aveva un sistema di sorveglianza «regolarmente valutato e aggiornato» e «piani di preparazione e risposta alle emergenze sanitarie multisettoriali regolarmente testati e aggiornati», quando un anno fa in Lombardia è scoppiata la prima ondata di Covid-19 con l’epicentro tra Codogno, gli altri comuni del Lodigiano, Cremona e Crema e Bergamo e provincia, con Alzano Lombardo e Nembro. Lo si legge nel Rapporto annuale di autovalutazione degli Stati membri inviato il 4 febbraio dell’anno scorso all’Oms da Claudio D’Amario, allora direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute.
PIANO PANDEMICO
Il documento, con cui ciascuna Nazione certifica le sue capacità di risposta a minacce per la salute pubblica (batteriologiche, chimiche, radioattive e altro), è stato consegnato qualche giorno fa ai pm di Bergamo che indagano sulla gestione del corovanirus dal pool di legali, guidati dall’avvocato Consuelo Locati, che assistono i familiari delle vittime dell’epidemia. E che hanno accertato già, con documenti e testimonianze, che il piano pandemico era fermo al 2006 e che non fu nemmeno applicato nonostante le indicazioni dell’Oms.