Inchiesta Covid, Crisanti: «Criticità sulla zona rossa. La politica non c'entra, da me relazione tecnica»

Il virologo, in prima linea nell'affrontare uno dei primissimi focolai di Covid a Vo' Euganeo, oggi è senatore del Pd e ha firmato la consulenza chiave commissionata dal pm di Bergamo

Inchiesta Covid, Crisanti: «Criticità sulla zona rossa. La politica non c'entra, da me relazione tecnica»
di Mauro Evangelisti
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Venerdì 3 Marzo 2023, 06:40

«Le criticità ci sono state. Hanno riguardato la mancata zona rossa ad Alzano Lombardo e l'applicazione del piano pandemico». Il professor Andrea Crisanti, microbiologo all'Università di Padova, in prima linea nell'affrontare uno dei primissimi focolai di Covid a Vo' Euganeo, oggi è senatore del Pd e ha firmato la consulenza chiave commissionata dal pm di Bergamo. In sintesi: l'epilogo dell'inchiesta sulla gestione della pandemia dipende anche da lui.

Quali errori sono stati commessi prima al pronto soccorso dell'ospedale di Alzano, che fu subito riaperto dopo i primi casi di Covid, e successivamente sulla mancata zona rossa?
«Non sta a me stabilire se siano stati commessi degli errori.

Su mandato della Procura ho ricostruito una serie di fatti e di eventi. Mi sono impegnato per dare una risposta al dolore dei parenti delle vittime. Da questi fatti e da questi eventi sono emerse delle criticità minori per quanto riguarda il pronto soccorso di Alzano Lombardo, vale a dire rispetto all'ipotesi che la sua mancata chiusura abbia causato un'ampia diffusione del Covid. Sono emerse invece delle criticità molto importanti su due altri problemi: l'applicazione del piano pandemico e la tempestività della creazione della zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro».

Non passa inosservato il fatto che oggi ora è un senatore Pd.
«Voglio essere chiaro: io non ho fatto una valutazione politica, la mia è una relazione prettamente tecnica».

Cosa non ha funzionato? Chi sono i responsabili?
«No, non è compito mio rispondere a questa domanda. Non posso neanche dire se queste criticità abbiano una rilevanza penale o amministrativa».

Cosa intendiamo per criticità?
«Può essere di qualsiasi tipo: di validità di un documento, di contraddizioni nelle azioni. Sulla tempestività della zona rossa le conclusioni vanno lasciate al processo. Attenzione: il vero problema è verificare se dagli elementi che io ho portato nella perizia emerga un nesso causale tra il comportamento e l'effetto».

A Codogno però la zona rossa venne decisa rapidamente.
«Vero. Però molto dipende dalle informazioni che si avevano a disposizione».

Nel provvedimento della Procura si afferma che si potevano salvare oltre 4mila persone con una zona rossa tempestiva.
«Questo è un calcolo statistico. Più tempestivamente intervieni con una misura, più implementi misure di restrizione, più salvi vite umane. Il problema è capire se le persone preposte avessero gli elementi per prendere delle decisioni. E se avessero le conoscenze per poterlo fare. Le conclusioni spettano ai giudici. Evito di parlare delle persone, perché ancora non hanno avuto la possibilità di difendersi. Diciamo che la perizia è stata usata come una mappa logica, espone fatti, correlazione con i documenti. Ma le conclusioni spettano ai giudici. Io sono assolutamente parte terza in questa vicenda. Ripeto: vorrei che fosse chiaro che non sono entrato in alcuna considerazione politica».

A Vo' Euganeo le cose andarono diversamente.
«Non mi pare il caso di fare un raffronto, sono due storie differenti. La mia perizia e il lavoro della Procura servono a cercare di restituire agli italiani la verità sui processi decisionali che hanno portato a determinate scelte. Per risolvere il problema dell'ospedale di Alzano, ad esempio, abbiamo usato le metodologie che vengono usate per i disastri aerei, per scandagliare in maniera minuziosa ogni relazione causale. E abbiamo usato modelli matematici che ci hanno permesso di trarre delle conclusioni. Una ricerca come la mia non era mai stata fatta».

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