IL CONFRONTO
«Ci siamo stancati. A tutto c’è un limite. Vogliamo un faccia a faccia televisivo con Fontana», afferma Luca Fusco, il presidente del comitato. «Assistere da settimane a un presidente di regione che millanta successi nella gestione del coronavirus quando quasi il 50% dei decessi per Covid a livello nazionale è avvenuto proprio sul territorio da lui amministrato è inaccettabile - continua Fusco - Deve dirci in faccia, guardandoci negli occhi, che aveva fatto preventivamente stock di dispositivi di protezione individuale, che la Regione Lombardia è quella che durante l’emergenza ha effettuato il più alto numero di tamponi, che avevano un piano pandemico attuativo regionale aggiornato, che ha promosso e non rimosso Cajazzo dal ruolo di dirigente della sanità Lombarda per evitare imbarazzi, che chiudere Nembro e Alzano era competenza esclusiva del governo, che il sistema di sorveglianza epidemiologica lombardo ha funzionato alla perfezione. E anche che Matteo Salvini non ha offeso a più riprese la sensibilità dei cittadini da lui stesso amministrati con continue e riprovevoli esternazioni negazioniste. Mentre dice tutto questo ci deve guardare dritto negli occhi e ce lo deve pure dimostrare».
COPERTURA INSUFFICIENTE
Le relazioni e i documenti raccolti dal comitato mettono in evidenza l’inadeguatezza del Pirellone nella gestione del contagio. «Secondo un’indagine Anac sugli affidamenti in regime emergenziale di forniture e servizi sanitari connessi al trattamento e al contenimento dell’epidemia da Covid-19, la spesa di Regione Lombardia per l’acquisizione di tamponi e reagenti è stata inferiore a quella di Veneto, Lazio, Campania, Piemonte, Toscana ed Emilia Romagna, decima regione per spesa sanitaria emergenziale pro-capite, dietro Campania e Toscana per volumi d’importo in mascherine acquisite così come quelli in relazione all’approvvigionamento di ventilatori e ossigenoterapia.
Il tutto mentre era proprio la Lombardia a essere l’epicentro della pandemia», afferma l’avvocato Consuelo Locati, legale di “Noi denunceremo”. Che ribadisce: «Non vogliamo un’altra Ustica, riconoscano di avere sbagliato».
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