Reddito di cittadinanza, a Imperia gioca d'azzardo: dichiara 242 euro ma spende 1,6 milioni

Reddito di cittadinanza, a Imperia giocano d'azzardo: dichiara 242 euro ma spende 1,6 milioni
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Venerdì 23 Ottobre 2020, 10:26 - Ultimo aggiornamento: 10:30

Erano tutti incensurati o comunque con precedenti talmente lievi da non incidere sul diritto al beneficio, i venti imperiesi indagati dalla Procura di Imperia, che giocavano d'azzardo somme importanti su piattaforme online, malgrado risultassero indigenti e percepissero il reddito di cittadinanza. I militari della guardia di finanza stanno accertando la provenienza dei soldi utilizzati per le scommesse.

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Gli indagati, infatti, avevano caricato i conti del gioco con somme da 30mila a 100mila euro, versate in tre anni, con le quali avevano generato giocate per centinaia di migliaia di euro.

Gli investigatori escludono, al momento, l'ipotesi di legami con la criminalità, ritenendo piuttosto possibile che il denaro utilizzato per scommettere provenisse da attività in nero, magari anche esercitate oltreconfine.

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Tra gli indagati figurano, ad esempio, un uomo di 59 anni di Ventimiglia il quale, pur avendo dichiarato di avere una giacenza media sul proprio conto corrente nel 2018, di 242 euro, tra il 2017 ed il 2020 ha giocato somme per oltre 1,6 milioni di euro, percependo, per tutto il 2019, circa 600 euro mensili come sostegno alla povertà. Una donna, di 44 anni, di Diano Marina, invece, pur avendo dichiarato nel 2018 una giacenza media sul proprio conto corrente di 117 euro, tra il 2017 ed il 2020 ha giocato somme per oltre 960 mila di euro, percependo da maggio 2019 a settembre 2020, circa 23mila euro di reddito di cittadinanza.

E ancora una donna, di 61 anni, di Ventimiglia che, oltre ad essere anch'essa assidua giocatrice online, con vincite realizzate per oltre 170mila euro tra il 2017 ed il 2020, ha simulato, in concorso con il marito, una variazione dello stato di famiglia in modo da poter dichiarare di vivere da sola, per poter percepite il reddito di cittadinanza, evitando così certificare la pensione del marito.

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