Ilaria Abagnale, minacce dalla camorra ai figli della sindaca di Sant'Antonio Abate. Lei denuncia e fa arrestare il boss

Per imporre il racket del suo gruppo criminale, l’aspirante boss di un nuovo clan di camorra sarebbe giunto a minacciare la prima cittadina di Sant’Antonio Abate

Camorra, minacce ai figli della sindaca Ilaria Abagnale, lei denuncia e fa arrestare il boss: «Altri mi seguano»
di Dario Sautto
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Venerdì 14 Ottobre 2022, 16:18 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 17:51

«Il sindaco si faccia i c.. suoi, la smetta di fare il “carabiniere”, altrimenti può succedere qualcosa ai suoi figli». Per imporre il racket del suo gruppo criminale, l’aspirante boss di un nuovo clan di camorra sarebbe giunto a minacciare la prima cittadina di Sant’Antonio Abate, Ilaria Abagnale, facendole recapitare un messaggio a dir poco inquietante, che lei ha subito deciso di denunciare. Ieri mattina, i carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del tribunale di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale Antimafia (procuratrice Rosa Volpe, aggiunto Sergio Ferrigno, sostituto Giuseppe Cimmarotta) nei confronti di due persone accusate di alcuni episodi di estorsione aggravata dal metodo mafioso e di tentata violenza privata aggravata.

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L'arresto

In carcere sono finiti Luigi Verdoliva, 30enne di Sant’Antonio Abate ritenuto dall’Antimafia il boss di un clan nascente proprio nell’hinterland stabiese e già arrestato l’estate scorsa per la detenzione di una pistola, e Giovanni Sullo, 43enne soprannominato «Tyson», accusato di essere il vero e proprio esattore del pizzo e suo braccio operativo.

Restano indagati a piede libero altri quattro uomini, che secondo gli inquirenti hanno avuto un ruolo all’interno delle gerarchie del nuovo gruppo criminale abatese, nato in contrapposizione allo storico clan Fontanella. Tra questi, nel corso delle indagini condotte dai carabinieri, era stato arrestato in flagranza Raffaele Cestaro, 35enne che aveva fatto irruzione in un cantiere comunale minacciando dipendenti e imprenditore. Tutti gli indagati potranno difendersi dalle pesanti accuse già durante gli interrogatori. Nel frattempo, però, sono arrivate due denunce da parte di altrettanti imprenditori, vessati da Verdoliva, mentre sul territorio si sono ripetuti episodi inquietanti, come l’incendio all’interno del piazzale dell’azienda conserviera «La Rosina» dello scorso marzo, che causò danni per oltre 300mila euro a macchinari e materiale. Per questo episodio è stato identificato come presunto responsabile proprio Sullo, che si sarebbe introdotto nella fabbrica insieme a un complice, appiccando il rogo, secondo l’Antimafia a scopo estorsivo.

A febbraio, invece, risalirebbe l’episodio che chiama in causa la sindacaa Abagnale. Verdoliva – hanno ricostruito gli inquirenti – trattenendosi in strada con alcune persone avrebbe parlato dell’appalto Parco Consan, per il quale la prima cittadina aveva chiesto ai dipendenti comunali di denunciare eventuali tentativi di infiltrazioni da parte della camorra. «Non le incendio la macchina perché può comprarsene una nuova, ma può succedere qualcosa ai figli», avrebbe detto Verdoliva ai suoi interlocutori. «Appena ho saputo che erano in pericolo i miei figli, ho capito che serviva un atto di coraggio – commenta Ilaria Abagnale – e che non potevo più attendere, per il bene della mia famiglia e della città. Ho denunciato e spero che la mia scelta possa essere da esempio per gli imprenditori di Sant’Antonio Abate. Solo così possiamo difendere la nostra città e garantire un futuro ai nostri figli. È chiaro che finché ci sarò io come sindaco, qui non ci sarà spazio per loro»

La denuncia della sindaca è finita nel fascicolo dell’Antimafia, insieme alle altre due, a conferma che quel «fermento» nella città del pomodoro era qualcosa in più. Nella morsa del racket erano finite ditte edili, commercianti, aziende del comparto conserviero, gestori di impianti di illuminazione e società che avevano vinto piccoli e grandi appalti comunali. Nel frattempo, si erano ripetuti gli arresti per spaccio di droga e si era verificata una sparatoria in pieno centro, per la quale in manette era finito Manolo Martinez, ritenuto fedelissimo dei Fontanella, in contrasto proprio con Verdoliva. «Per questo motivo avevo già scritto al Prefetto, chiedendo maggiore attenzione e controllo in città. E, non lo nascondo, nel corso dei mesi ho personalmente accompagnato due imprenditori a denunciare. Adesso spero che anche altri lo facciano», dice la Abagnale. Nei mesi scorsi a Sant’Antonio Abate si è tenuta una marcia contro il racket per sensibilizzare commercianti e imprenditori sul tema.

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