Carceri, il ministro Bonafede: «Più fondi e 1.300 nuovi agenti, così cambiamo il sistema penitenziario»

Carceri, il ministro Bonafede: «Più fondi e 1.300 nuovi agenti, così cambiamo il sistema penitenziario»
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Lunedì 17 Dicembre 2018, 19:04
Più fondi, interventi per l'edilizia e nuove assunzioni: Il ministro della GIustizia, Alfonso Bonafede, ha tracciato la via per il futuro del sistema penitenziario . «Fin dal decreto sicurezza abbiamo investito circa 196 milioni di euro per i prossimi anni dedicati al mondo penitenziario  - ha detto il ministro che, con il capo del Dap Francesco Basentini, ha effettuato una visita a sorpresa al carcere fiorentino di Sollicciano che per diversi giorni è stato senza riscaldamento - è prevista l'assunzione di circa 1.300 agenti di polizia penitenziaria nel 2019. In più abbiamo sbloccato le risorse per il piano carceri che erano bloccate da anni. Non chiedete a me il perchè fossero bloccate. Si parla di almeno 70 milioni di euro ma potrebbero essere molti di più perché ci sono dei progetti che stiamo decidendo se rivisitare o meno».
 «Al ministero - ha sottolineato - abbiamo costituito una task force e nell'ambito del Decreto semplificazione che permetta l'edilizia penitenziaria agevolata, e che permetta anche di individuare, ad esempio, caserme dismesse che possano diventare istituti penitenziari, magari per nuovi tipi di reato o di detenzione». «A differenza del passato, quando ci si poneva il problema del sovraffollamento soltanto in presenza di una sanzione europea e allora si faceva misure come svuotacarceri che non risolvevano però il problema, adesso l'impegno del governo è a 360 gradi - ha sostenuto il Guardasigilli - per cercare di risolvere questi problemi a livello strutturale, e anche dove possibile nel breve termine».
Secondo Bonafede, rispetto al sovrafollamento«non si può ragionare di città in città.
Di certo in Italia abbiamo bisogno di nuove carceri, su questo non ci sono dubbi. Poi qualcuno dice che se investi in nuove carceri poi non investi in percorsi alternativi alla detenzione. Non c'entra assolutamente nulla, c'è un problema di sovrafollamento e abbiamo bisogno di nuovi posti carcere». 
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