Guidonia, Aeronatica militare e WeFly! Team portano in volo i disabili, Sabrina Papa: «Così superiamo ogni barriera»

Guidonia, Aeronatica militare e WeFly! Team portano in volo i disabili Sabrina Papa: «Così superiamo ogni barriera»
di Elena Ceravolo
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Domenica 23 Giugno 2019, 02:06 - Ultimo aggiornamento: 02:17

Non cerca brevetti di volo Sabrina Papa, unica allieva pilota italiana pur essendo cieca dalla nascita. E’ che a 48 anni non ha mai smesso di seguire quel "suono travolgente e potente" che quando era ragazzina, sotto il cielo del Salento, le faceva desiderare oltre se stessa di essere un aereo. Il rombo "bello e profondo dei motori degli Mb 339, quelli che decollavano dal vicino campo di Galatina (e usati anche dalle Frecce Tricolori), mi dava la sensazione di strapparmi dal terreno per portarmisi dietro".

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E allora si capisce perché Alessandro Paleri, protagonista insieme a Marco Cherubini dell’unica pattuglia aerea al mondo con due dei tre piloti disabili, il “WeFly! team”, spieghi che il volo "c’entra con la vita e con le passioni", con qualcosa insomma che gli ostacoli nemmeno li vede.

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Queste e tante altre storie di sogni inseguiti, nonostante la disabilità, hanno riempito sabato l’aeroporto militare di Guidonia in occasione dell’evento “Pilota per un giorno”. Il “WeFly! Team”, in collaborazione con il 60esimo Stormo dell’Aeronautica Militare, ha fatto decollare tante altre persone diversamente abili per un giro che ha toccato i panorami più suggestivi della zona: Villa Adriana, Tivoli, il bacino delle cave di travertino, i borghi arroccati di Montecelio, Sant’Angelo Romano, Palombara Sabina. Sessantacinque in tutto i partecipanti, tra cui alcuni atleti del Gspd, il Gruppo sportivo paralimpico della Difesa.
 

 


"Un modo per mostrare a tutti – spiegano gli organizzatori - che, con il giusto impegno e una forte motivazione, tutte le difficoltà nella vita possono essere affrontate e superate e anche la disabilità piuttosto che un limite può diventare un’opportunità".

Certo, "le occasioni non ti cascano dall’alto, te le devi andare a cercare", spiega Sabrina Papa, che oggi vive a Roma dove lavora in una società di informatica. “Non ci vedi, come fai a pilotare?” era il dubbio di tutti di fronte alla sua passione. Primi passi per lei con l’associazione “Baroni rotti”, la prima scuola di volo italiana per disabili.

"Ogni tanto – racconta – mi lasciavano i comandi. Vedevo che l’aereo lo riuscivo a sentire". Ed ha afferrato davvero quella sensazione forte che la trascinava via da ragazzina: "Ho capito che il pilota diventa una cosa sola con l’aereo>. Da lì ha sviluppato un metodo: i comandi memorizzati e gli “occhi” dell’istruttore che con semplici tocchi convenzionali, sulle spalle e a voce, dava indicazioni. Così lei riusciva anche ad atterrare.

Ma ora sta lavorando anche su altri metodi: "In Francia c’è l’associazione “Les Mirauds Vonats”, con 50 soci che volano da vent’anni. Da 10 anni usano il Sound flyer, uno strumento dotato di giroscopio che “traduce” in suoni e voce i dati dell’assetto aereo trasmettendoli in cuffia".

Il che non vuol dire che il suo obiettivo sia il volo in solitaria: "Il volo è libertà ma anche responsabilità. Non cerco brevetti, voglio semplicemente continuare a fare quello che faccio, cioè seguire la mia passione. Sono consapevole dei miei limiti e dei rischi del volo".

E nulla toglie che quando prende i comandi è lei che vola, è lei l'aereo. Passione. La stessa parola d'ordine del "WeFly!Team". "Il team è nato 15 anni fa - racconta Alessandro Paleri, 47 anni, disabile da 32 anni, ingegnere aerospaziale - tra amici appassionati di volo. La risposta alla richiesta di partecipare a manifestazioni aeree per testimoniare come si potesse pilotare anche con disabilità".

 

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