«È stato lui, mi è venuto contro», aveva detto agli inquirenti arrivati sul luogo della sparatoria. Ma la versione di Angelo Di Matteo - guardia giurata di 45 anni che, nella tarda serata di ieri, ha ferito con un colpo della pistola d'ordinanza il figlio della sua compagna a Milano - non regge. Il racconto del ragazzo e di sua mamma hanno portato a ricostruire una storia del tutto diversa.
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Il prologo della vicenda è avvenuto in una pizzeria da asporto. Qui D'Andrea e la compagna, una donna albanese di 51 anni, avevano cominciato a litigare perché lui era ubriaco e aveva dato in escandescenze perché pretendeva uno sconto e si era preso a male parole con i titolari, degli egiziani. La compagna lo aveva invitato ad andare a casa e lui l'aveva insultata pesantemente: «... ti piacciono gli egiziani». La donna aveva avvertito il figlio della situazione e il ragazzo si era diretto verso l'appartamento, con un amico: «Adesso vado io a casa e gli dico di smetterla» aveva detto il figlio alla mamma per difenderla. La tensione è salita nell'abitazione, all'arrivo dei due. La guardia giurata, ancora in divisa, ha impugnato l'arma, puntandola verso la donna dopo aver danneggiato mobili e suppellettili. A quel punto è intervenuto il ragazzo che è stato ferito al braccio. Ancor prima il colpo di pistola, i vicini avevano chiamato i carabinieri raccontando che nella via c'erano un uomo in divisa e una donna che litigavano furiosamente.
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Il ragazzo ha avuto la frattura scomposta di un omero ed è stato portato all'ospedale Niguarda di Milano: ne avrà per due mesi. Il tipo di ferita smentisce la ricostruzione di Di Matteo. I carabinieri stanno verificando se l'uomo abbia deliberatamente sparato al ragazzo oppure se il colpo sia partito nel corso della colluttazione.
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