Green pass falsi o rubati, il trend del fenomeno in rete. Dark o clear web, ecco cosa succede: polizia in azione

Il responsabile della squadra investigativa: fin qui il sistema pubblico per i certificati verdi si è dimostrato sicuro

Il traffico di green pass falsi o rubati: il fenomeno on line. Allerta della polizia
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Martedì 23 Novembre 2021, 16:51 - Ultimo aggiornamento: 17:31

Green pass falsi, oppure autentici ma rubati ai legittimi proprietari. Un traffico dal trend costante sulla rete, in tutte le sue forme. Movente ideologico, ma non necessariamente. A spiegarlo è Riccardo Croce, responsabile del Centro nazionale anticrimine informatico per la Protezione delle Infrastrutture critiche (Cnaipic) della Polizia postale

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Il fenomeno sul web, tanto clear quanto dark

«Ci sono delle zone sia del clear web che del dark web e anche canali social, dove vengono posti in vendita green pass falsi o autentici, che sono stati sottratti ai legittimi titolari. La tendenza è abbastanza stabile, notizie su clear e dark web o di canali telegram e siti internet che mettano in vendita green pass trafugati sono all'ordine del giorno. Per ora è il trend costante», spiega Croce. «Nell'ultimo caso venuto alla luce, quello dell'archivio pubblicato su Emule, si trattava di un materiale scaricabile gratuitamente», aggiunge.

Movente ideologico, ma non necessariamente

Dietro a questo fenomeno, secondo il responsabile del Cnaipic, «potrebbe esserci un movente ideologico ma non necessariamente». «È una caratteristica del web, i dati informatici finiscono in rete e tutti li possono prendere - spiega -. Nel mare magnum di internet tendenzialmente si trova tutto gratuitamente da sempre.

Oggi l'oggetto sono i green pass ma, ad esempio su Emule, sono sempre stati veicolati tutti i tipi di contenuti, da film a canzoni coperti da diritto d'autore».

Le truffe e i ricatti sempre in agguato

I green pass che si trovano online, talvolta, come nel caso di Emule e come accade in alcune zone del dark web, possono essere effettivamente autentici e validi, aggiunge Croce. «Si tratta di quelli che vengono sottratti senza il consenso dei legittimi titolari e utilizzati per accedere nei posti dove è richiesto il certificato», spiega. In questo caso gli 'acquirenti' sperano di farla franca senza che nessuno controlli il documento di identità. Altre volte, invece, sono delle truffe: «Soprattutto quando quello che si promette sul web è la produzione di un green pass falso a nome della persona che lo chiede, quindi un vero e proprio documento falso che attesti che la persona ha fatto il vaccino o il tampone e che sono poi delle truffe - continua -. In questo caso quello che succede è che si entra in trattativa con i venditori e si incorre nel furto dei dati personali. Si perdono i soldi pagati per ottenere il certificato, che poi non arriva, e si possono anche verificare tentativi di estorsione, perché spesso dietro la minaccia di diffondere i dati personali arrivano anche altre richieste di soldi».

Il caso limite del green pass di Adolf Hitler

Quanto al caso del green pass di Adolf Hitler, «quindi di un certificato verde generato ex novo, rientra in una casistica estera che l'Italia non ha ancora conosciuto», chiarisce il responsabile del Cnaipic. In ogni caso, conclude Croce, «nonostante diversi casi intercettati dalle attività investigative di contrasto al fenomeno, finora il sistema informatico pubblico di generazione dei green pass, perlomeno dal punto di vista della sicurezza informatica, tiene e si è dimostrato sicuro». 

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