Green pass Ue e carta verde: due strumenti per salvare l’estate di turisti e operatori

Green pass Ue e carta verde: due strumenti per salvare l estate di turisti e operatori
di Francesco Malfetano
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Venerdì 14 Maggio 2021, 23:10 - Ultimo aggiornamento: 15 Maggio, 17:39

Green pass e certificato verde nazionale: stesso colore, medesime prerogative e l’identico obiettivo di rilanciare il turismo. I due strumenti però, il primo europeo e il secondo italiano, almeno per ora non sono la stessa cosa. Se è infatti vero che entrambi accordano a chi ne è in possesso la possibilità di viaggiare tra diversi Paesi dimostrando l’avvenuta vaccinazione, la guarigione dal Covid19 o comunque la negatività ad un tampone effettuato nelle ultime 48 ore; lo è anche che il Green pass è ancora un’intenzione, mentre il certificato verde è uno strumento già utilizzabile. 

Il pass verde, lo strumento per tornare alla normalità

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Pass verde

Quest’ultimo è stato introdotto dal governo Draghi con il decreto riaperture di fine aprile per consentire agli italiani di spostarsi tra Regioni di colori diversi.

Ora però, con un’ordinanza firmata ieri dal ministro della Salute, il suo utilizzo verrà esteso. E a partire da domani - solo nella parte relativa ai test negativi - verrà esteso ai turisti in arrivo nella Penisola dai Paesi Ue, dal Regno Unito e da Israele per evitare la mini-quarantena di 5 giorni in vigore fino ad oggi. In altre parole, questi viaggiatori dimostrando la loro negatività nelle 48 ore precedenti all’ingresso in Italia, potranno circolare sul territorio nazionale senza sottoporsi a 5 giorni di isolamento come accaduto finora.

L’intento è chiaro: non alzare barriere sanitarie che possano limitare la ripresa del settore turistico. Pur sempre però senza mettere a rischio la salute del Paese. Ed è per questo (oltre che per evitare probabili confusioni tra i diversi vaccini utilizzati in alcuni Paesi e non tutti approvati dall’Ema, come lo Sputnik) che ai turisti non sarà invece consentito utilizzare come lascia passare un documento che attesti l’avvenuta vaccinazione. Il documento vaccinale quindi, resta una prerogativa del tutto italiana. O almeno lo sarà fino all’arrivo del Green Pass della Ue. Quando questo sarà messo a punto il sistema italiano finirà in soffitta, integrandosi con lo strumento comunitario. Al momento, nonostante le buone intenzioni, non esiste un indirizzo comune ma ci si affida alle singole ordinanze (come quella di Speranza di ieri) emesse dai Paesi. E così se in Grecia l’obbligo di quarantena è caduto ieri, nel Regno Unito dovrebbe farlo il 17 e per altri Paesi ancora più avanti.

Green pass


Il tutto appunto, fino all’arrivo del pass dell’Unione europea, la cui sperimentazione è partita ieri in Italia e in altri 17 stati membri (più l’Islanda). Al momento si sta testando l’interoperabilità delle strutture che produrranno i certificati di vaccinazione, guarigione o i Covid test (Asl e ospedali, ma anche le farmacie ad esempio), e dovranno caricare e scaricare dei dati. «Finora non usiamo dati reali ma dati prova, dal primo giugno gli Stati membri potranno caricare dati reali», ha spiegato un portavoce dell’esecutivo comunitario. I pass, sotto forma di codice Qr, non saranno necessariamente su un’app o uno smartphone: il codice potrà anche essere ricevuto via email o stampato. In alcuni Stati, come la Francia, verrà integrato all’app sulla tracciabilità ma non è ancora detto si faccia lo stesso in Italia con Immuni per quanto sia un’ipotesi allo studio del ministero della Transizione digitale. Sul tavolo c’è anche la possibilità di usare questo certificato per l’accesso a luoghi (come locali covid free o cinema) o eventi, ma spetterà ai singoli Paesi decidere. 

Per ora però l’intera pratica è ancora in alto mare. Per il pass manca ancora l’accordo politico tra i 27 e dunque non è così scontato che, come da programmi, lo strumento sia operativo per la seconda metà di giugno.

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