Giulia Schiff: le botte, il nonnismo, le chat e le foto delle frustate. Ma resta (ancora) fuori dall'Aeronautica

Il Consiglio di Stato nega la riammissione alla giovane. A Latina il 5 novembre al via il processo contro 8 commilitoni

Giulia Schiff: le botte, il nonnismo, le chat con le foto delle frustate. Ma resta fuori dall'Aeronautica
di Michele Galvani
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Domenica 24 Ottobre 2021, 08:04 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 00:31

La chat delle accuse, le foto scioccanti delle frustate, la violenza privata, le lesioni. Quel rito diventato improvvisamente più violento dal momento dell'ingresso delle donne nelle Forze Armate. Il 5 novembre a Latina si terrà il processo sul caso Giulia Schiff, il sergente espulso dall'Accademia Aeronautica dopo aver denunciato 8 colleghi, rei di aver usato la mano pesante durante il rito del tuffo in piscina. Il Consiglio di Stato però, il 21 ottobre ha rigettato l'appello di reintegro confermando così l'espulsione della Schiff dall'Aeronautica. Tra le motivazioni: «L'espulsione del sergente Schiff è conseguenza diretta dell'insufficiente voto in attitudine militare e professionale».

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A giudizio sono citati Andrea Angelelli, Leonardo Facchetti, Joseph Garzisi, Luca Mignanti, Matteo Pagliari, Ida Picone, Andrea Farulli, Gabriele Onori. Schiff, tramite il suo legale - l'avvocato Massimiliano Strampelli - ha chiesto un risarcimento dei danni morali e materiali «in misura non inferiore ad euro 70.000». Negli atti si legge che tutti imputati sono accusati del reato «di cui agli artt. 110,610 co.2 in relazione all'art. 339 c.p. perché in concorso e riuniti tra loro, tutti all'epoca dei fatti Sergenti Allievi Ufficiali frequentatori del 124 Corso AUPC presso l'Accademia Aeronautica in Pozzuoli, trovandosi temporaneamente aggregati al 70 Stormo in Latina, in data 04.04.2018, nel contesto di una celebrazione denominata goliardicamente tuffo nella piscina del pingue sollevavano da terra e trasportavano in posizione orizzontale con il volto rivolto verso il basso la paricorso Sergente Allievo Ufficiale Giulia Jasmine Schiff e, tenendola ferma per le gambe e le braccia, con dei fustelli di legno le infliggevano violenti colpi sul fondoschiena e pugni, quindi, le facevano urtare la testa contro la semiala in mostra statica in prossimità di una piscina dove infine, la gettavano e, pertanto, così facendo la costringevano, nonostante la stessa Schiff avesse espresso più volte il suo dissenso, a compiere tale pratica, cagionandole altresì lesioni personali. Con le aggravanti dell'aver commesso il fatto riuniti tra loro e facendo uso di fustelli in legno usati come frusta».

La chat

Ora è spuntata una chat tra il comandante Vincenzo Nuzzo e il padre della Schiff in cui emergono alcuni particolari. Il padre scrive: «Quanto al nonnismo, le foto di fondoschiena massacrati io le ho viste, niente di edificante per le Forze Armate. Quelli che ti ho riportato sono fatti reali». La risposta del generale: «Lei ha avuto un po' di problemi di adattamento e un po' di punizioni, per i soliti motivi accademici. Perché si muoveva in adunata, perché la testa non la teneva alta o la teneva troppo alta». Poi un altro passaggio: «Ai nostri tempi ci si buttava in vasca, ora scopro che si viene frustati a sangue con decine di frustate e presi a pugni cattivi sul petto.

Sembra che questa nuova prassi sia in auge da qualche anno» (nelle foto si vedono i segni sui glutei). Il padre accusa il comandante anche riguardo a mancati permessi e all'impossibilità della figlia di recarsi dal dentista per sistemare l'apparecchio.

 


Ma il caso su Schiff non è l'unico: c'è un'altra ragazza che aveva provato a denunciare, ma è finito tutto in archiviazione. Si tratta di Annalucia Rombolà cui - stando alla sua denuncia - le avevano riservato «lo stesso trattamento di Giulia Schiff». E qui arriva la sorpresa. Secondo il gip Elisabetta Tizzani la ragazza «non ha presentato opposizione», anzi «la Rombolà durante il rito ha pianto per la gioia e l'emozione di aver raggiunto un traguardo così ambito».


La Schiff fa sapere di essersi «sentita lasciata sola dalle istituzioni» nonostante le dichiarazioni dell'allora ministro della Difesa Lorenzo Guerini: «Qualsiasi comportamento lesivo della dignità personale non può e non deve essere tollerato, chiunque abbia sbagliato ne risponderà». L'accusa ha citato come «responsabile civile il ministero della Difesa». Lo scorso maggio alcuni allievi si sono riuniti nel Comitato battesimo del Pingue, dove da una parte viene ammesso il cambiamento di rituale dall'ingresso delle donne nel 2000 (pacche sul fondoschiena sostituite con bacchetta con frustino), dall'altro viene istituito un fondo raccolta a sostegno degli 8 imputati. Gli imputati, se condannati, rischiano il licenziamento.

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