Ghiacciai, 180 quelli estinti in vent’anni: in Italia ne restano solo 903

La superficie complessiva perde l’1% ogni 12 mesi. Quadro critico a bassa quota

Ghiacciai, 180 ghiacciai quelli estinti in vent’anni: in Italia ne restano solo 903
di Stefano Ardito
3 Minuti di Lettura
Martedì 5 Luglio 2022, 00:08 - Ultimo aggiornamento: 09:16

I ghiacciai delle Alpi e del resto d’Europa stanno morendo, e per capirlo basta visitare i belvedere più famosi. Dal Montenvers, sul versante francese del Monte Bianco, generazioni di scrittori e di artisti hanno scritto della Mer de Glace, il “mare di ghiaccio”, con i suoi seracchi e i suoi crepacci di fronte all’arrivo della ferrovia a cremagliera. Oggi il ghiaccio, poco e sporco, corre 250 metri più in basso, e per raggiungerlo servono una cabinovia o una ferrata. Offrono immagini tristemente simili il ghiacciaio del Grossglockner, in Austria, e il Grenzgletscher di Zermatt, in Svizzera, sorvegliato dalla piramide del Cervino. Va un po’ meglio alla colata elvetica dell’Aletsch, che resta la più grande d’Europa, ma che in cinquant’anni ha perso 150 metri di spessore.

Sonia Bonizzi, l'escursionista che stava per salire sulla Marmolada: «Ho rinunciato, il ghiaccio era pessimo»

In Italia il ghiacciaio del Lys, il più esteso Monte Rosa, si è ritirato di tre chilometri in pochi anni, come dimostrano i dati e le drammatiche foto della Carovana dei ghiacciai di Legambiente.

I seracchi della Tribolazione, in Val di Cogne, sono quasi completamente spariti. Un secolo fa la colata glaciale dei Forni, meraviglia dell’alta Valtellina, scendeva fino alla strada e all’albergo. Oggi i seracchi e i crepacci scintillano settecento metri di dislivello più in alto, e per raggiungerli occorre camminare in salita per due ore. 

«Oggi i 903 ghiacciai italiani si estendono per 325 chilometri quadrati, un dato che diminuisce di circa l’1% ogni anno. La regione più “glaciale” d’Italia è la Valle d’Aosta, con 133 chilometri quadrati, seguita dalla Lombardia con 88 chilometri quadrati e dall’Alto Adige con 85» spiega Claudio Smiraglia, professore dell’Università di Milano e animatore del Comitato Glaciologico Italiano. Sui massicci più alti, come dimostrano le trivellazioni del progetto Ice Memory del CNR e dell’Università veneziana di Ca’ Foscari, la fusione del ghiaccio è più lenta. Sul Monte Bianco, sul Monte Rosa, sull’Oberland Bernese negli ultimi anni la diminuzione è stata di circa il 10%. 

 

IL QUADRO PEGGIORA 

Sui massicci più bassi, invece, i dati sono drammatici. Il ghiacciaio del Mont Gelé, in Valle d’Aosta, si è ridotto del 59%, da quelli dell’Ortles e delle Alpi Marittime, in Piemonte, arrivano dei dati analoghi. Sono praticamente scomparsi i piccoli ghiacciai delle Alpi Giulie, sul confine tra la Slovenia e il Friuli, e quelli dell’Antelao, del Sorapiss e del Brenta sulle Dolomiti. Il minuscolo ghiacciaio del Calderone sul Gran Sasso, unico dell’Appennino e più meridionale d’Europa, si è diviso in due parti, e in estate scompare sotto a uno spesso strato di pietre. I glaciologi italiani e stranieri, però, arrivano ancora numerosi a studiarlo. Negli ultimi anni il numero dei ghiacciai italiani è aumentato, ma questa non è una buona notizia. Molte colate si sono frammentate, dando vita a vari ghiacciai più piccoli, ma la superficie e il volume complessivo sono calati. «Negli ultimi vent’anni, sulle Alpi italiane, si sono estinti almeno 180 ghiacciai» prosegue il professor Claudio Smiraglia. «Non è un concetto scientifico, ma a me piace pensare alle colate di ghiaccio come a degli esseri viventi, che stanno mettendo in atto dei processi di resistenza. Alcuni si trasformano in ghiacciai “neri”, coperti di detriti, che rallentano la fusione e riescono a sopravvivere».

© RIPRODUZIONE RISERVATA